21 settembre 2014

SEQUESTRO A RANDELLO: IL GIUDICE DICE NO


Il provvedimento. Il giudice Reale non convalida e toglie i sigilli all'area occupata dalla passerella

Sequestro a Randello: il gip dice no

Passo indietro per la fruizione libera della spiaggia bloccata dal 5 settembre dal blitz dei carabinieri

 

Non è stato convalidato il sequestro effettuato dai Cc su disposizione della Procura
Foto lasicilia.it



Michele Farinaccio
Il gip del Tribunale di Ragusa Andrea Reale, non ha convalidato il sequestro preventivo urgente, disposto dalla Procura della Repubblica di Ragusa ed eseguito dai carabinieri di Ragusa e Santa Croce nella mattinata di sabato 6 settembre, relativo all'area occupata dalla passerella che si trova sullo spiaggione di Randello, di tutti i "pass" per accedere, delle chiavi del cancello forestale rilasciati al privato e del camion-bar con relativo generatore elettrico (che non è stato trovato). Un atto che fa ritornare indietro la questione di alcune settimane e che, certamente, è destinato a suscitare non poche reazioni da parte delle associazioni ambientaliste, del comitato "Randello libera" ma anche dei tanti cittadini che nel corso degli ultimi mesi si sono intestati la battaglia per la fruizione pubblica di uno dei siti più belli e fin'ora incontaminati dell'intera provincia di Ragusa e non solo.
Alla base del sequestro preventivo del 5 settembre scorso, ordinato dal Procuratore Carmelo Petralia (che, in questi giorni in ferie, non commenta la decisione della magistratura giudicante), quella che si definisce una "clamorosa strumentalizzazione dei pubblici poteri ed un loro asservimento alla realizzazione di privati interessi", realizzato con "vistose violazioni di norme di legge e di regolamento" per i quali sussistono "gravi indizi di reato". Ma all'interno del provvedimento era ben specificato come il canone annuo di 400 euro risultasse giudicato assolutamente "irrisorio". Le indagini di Procura e Arma dei carabinieri, intanto, continuano. Lo stesso Petralia, commentando la questione relativa all'ormai famoso "affaire Randello", aveva rilevato come non si possano, "per la fruizione di un bene pubblico, creare dei privilegiati. Si tratta - aveva precisato il capo della procura iblea - di un'indagine che sta iniziando, perché con l'occasione di rimediare in maniera urgente a questa situazione anomala che si è determinata, mi sono reso conto che c'è un ampio settore da esplorare sulla corretta forma legale di questa riserva". Uno degli aspetti relativi a questo "secondo filone" di indagini, sarà infatti quello di verificare le varie autorizzazioni dei mezzi che, a vario titolo, sono autorizzati ad accedere alla riserva. Nel decreto di sequestro, inoltre, sono contenuti i capi d'accusa alla base degli avvisi di garanzia ricevuti dai due indagati: A. D., ragusano 56enne e M. D., 63enne, rispettivamente dirigente provinciale di un ufficio e rappresentante legale della nota struttura turistico-alberghiera sita nelle campagne del comune di Ragusa, che dovranno rispondere di abuso d'ufficio in concorso. Nel provvedimento, in particolare, si legge che i due avrebbero, in concorso tra loro, violato le norme di legge e di regolamento poste a tutela delle aree boschive di Randello e Grassullo (livello di tutela 3 del piano Paesistico di Ragusa); le norme di legge e di regolamento preposte alla buona amministrazione e gestione patrimoniale dei beni pubblici; del principio di uguaglianza dei cittadini (articolo 3 della Costituzione) che comporta il pari diritto di tutti alla fruizione dei beni pubblici.
I due indagati avrebbero commesso questo "esprimendo pareri favorevoli e in definitiva determinando l'autorizzazione (concretizzatasi con la convenzione n. 326/14 del primo luglio scorso) all'accesso attraverso automezzi (bus navetta ed altri automezzi privati) dei clienti e del personale della struttura ricettiva presso l'area in cui insiste il demanio di Randello, autorizzando l'installazione di una passerella in legno e lo stazionamento di un furgone auto-bar, convenendo l'irrisorio canone annuo di 400 euro per l'accesso e la fruizione da parte del resort delle strade demaniali e del sito nel suo complesso". Oltre a M. D. e A. D., è stato indagato un imprenditore comisano di 56 anni, A. N., per violazione di una norma penale del testo unico dell'edilizia.


20 Settembre 2014




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