SOPPRESSIONE DELL’ARTICOLO 12:
ANCHE NEL SINDACATO CONFEDERALE QUALCUNO E’ FAVOREVOLE
ANCHE NEL SINDACATO CONFEDERALE QUALCUNO E’ FAVOREVOLE
di Michele Mogavero
Dopo le recenti
dichiarazioni rese dall’Assessore Paolo Ezechia Reale in quarta commissione
all’Ars, insieme ai Dirigenti Generali Vincenzo Di Rosa e Felice Bonanno, e
dopo gli interventi di esponenti di varie forze politiche e la presa di
posizione del Presidente di Legambiente Angelo Di Marca, il dibattito sulla
soppressione dell’articolo 12 è ormai all’ordine del giorno nelle sedi
istituzionali e nei cantieri di lavoro. Tra i lavoratori cresce il malumore
contro l’articolo della Finanziaria che ha imposto il trasferimento della
titolarità del rapporto di lavoro di tutti gli operai forestali in un unico
assessorato e che ha provocato intralci e ritardi nell’avviamento della
campagna antincendio 2014; e cresce il disagio anche tra i lavoratori impegnati
nelle organizzazioni sindacali confederali. Ne abbiamo voluto parlare con
Michelangelo Ingrassia, per gli amici e compagni di lavoro Angelo, LTI del
Centro Operativo Provinciale di Palermo e componente dell’Esecutivo
Territoriale della Uila - Uil di Palermo, collabora inoltre con l'Università di Palermo come docente a contratto dove insegna Storia dell'Età Contemporanea.
Allora, Ingrassia, anche tu sei favorevole all’articolo 12
come Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil?
No, io ho una
posizione radicalmente diversa da quella della mia organizzazione sindacale. Fin
da subito ho creduto che l’articolo 12 fosse totalmente sbagliato nelle
previsioni e negli obiettivi finali, e non nascondo che in fase di approvazione
mi sono battuto per farlo cancellare dalla Finanziaria. Ho tentato di spiegare
che la riunificazione, in quel modo, non avrebbe comportato alcun risparmio per
la Regione e avrebbe invece logorato la macchina forestale che, sino a pochi
mesi fa, nonostante tutto, era uno dei pochi settori ancora funzionanti
dell’Amministrazione Regionale; senza contare che avrebbe complicato, e non
migliorato, le relazioni sindacali.
Eppure il testo originario prevedeva che i lavoratori a tempo
indeterminato del Comando, rimanevano esclusi dalla riunificazione; non era a
vostro favore?
Questo è il punto. Un
lavoratore, soprattutto se dirigente sindacale, deve mettere da parte gli
interessi corporativi e ragionare pensando all’intera categoria. L’esclusione dei
LTI dalla riunificazione era una discriminazione che non poteva essere
accettata. I veri problemi dei lavoratori a tempo indeterminato sono altri; e
se vorrai, ne riparleremo un’altra volta.
Dunque tu, oggi, saresti contro l’articolo 12, anche se i LTI
fossero rimasi esclusi dalla riunificazione?
Certamente. Che senso
avrebbe avuto essere soli, in servizio al Comando, senza gli altri contingenti?
Saremmo stati, dal punto di vista dei diritti contrattuali, ancora più
vulnerabili di quanto lo siamo oggi. Quel comma che riguardava l’esclusione dei
LTI dalla riunificazione era una trappola per ingannare chi era contrario
all’articolo 12 e in molti ci sono cascati. E’ bastato leggere quelle parole
per far gridare allo scandalo alcuni deputati e qualche dirigente sindacale
regionale. Alla fine l’unico problema è diventato, appunto, l’esclusione dei
LTI: tolto quello, politici e Sindacati lo hanno accettato. In cambio, questi
politici hanno almeno ottenuto, per fortuna, l’eliminazione del blocco del turn
over. Nessuno si è reso conto, però, che il vero problema era tutto l’articolo
12 così com’era stato congegnato. Soltanto una mente raffinata poteva allestire
questa sceneggiata. Chi ha scritto l’articolo 12, ossia l’ex assessore
Cartabellotta, ha chiesto cento per ottenere dieci e adesso il prezzo lo pagano
i lavoratori, l’ambiente, la collettività; e anche il Sindacato, che si ritrova
ancora oggi alle prese con due interlocutori: due Dirigenti Regionali, due
Assessori, due Dirigenti Generali Provinciali, due Direzioni Lavoro, due
ragionerie per le paghe, due diversi modi di intendere le graduatorie. Ma
allora che cosa è cambiato, in meglio? Nulla! La mancanza di risorse ha fatto
venire i nodi al pettine.
Che cosa non ha funzionato?
A parte la mancanza di
risorse finanziarie dovuta all’impugnativa del Commissario dello Stato, la
mitica Convenzione tra due Amministrazioni della stessa Regione si è
trasformata in una competizione di tutti contro tutti; era naturale che finisse
così. Peraltro la Convenzione è stata dibattuta, elaborata e firmata escludendo
dalla discussione il Sindacato: fatto gravissimo se si pensa che per Contratto,
e dunque per legge, l’organizzazione del lavoro deve essere concertata tra
Datori di Lavoro e Organizzazioni Sindacali firmatarie del Contratto stesso.
Forse qualcuno voleva
che finisse così per destrutturare tutto il comparto e svenderlo al migliore
acquirente: la privatizzazione del settore, quello cui puntano i vari onorevoli
Vecchio di turno. L’ambiente, come l’acqua, è un bene pubblico: nessuno deve
dimenticarlo.
Ma il sindacato confederale aveva già chiesto la riunificazione
con il famoso accordo del 13 settembre 2013
E allora? Voglio
ricordare, a chi l’ha dimenticato, che la riunificazione di cui parlava il Sindacato
confederale consisteva, a mia memoria, nella riunificazione di uomini,
strutture e competenze dell’Azienda e del Comando in un solo assessorato per
creare le condizioni idonee a far rispettare il precedente accordo del 2009
sulle giornate lavorative. Il famoso punto 3 di quell’accordo stabiliva che la
riunificazione doveva essere il frutto di una riforma integrale di tutto il
settore, di una nuova legge sulla forestazione, e non il parto assistito di un
articolaccio inserito in una Legge Finanziaria che, si badi, dovrebbe
riguardare la distribuzione delle risorse finanziarie della Regione e non
l’organizzazione del lavoro, specie in un settore tanto delicato quanto quello
del bosco siciliano.
Che cosa avrebbe dovuto fare, allora, il Sindacato?
L’ho già detto nelle
sedi opportune e lo ripeto qui adesso: il Sindacato avrebbe semplicemente
dovuto chiedere la cancellazione dell’articolo 12 e rinviare tutti gli aspetti
organizzativi e contrattuali a una nuova legge e a quel nuovo contratto che
ancora, dopo dieci anni, non arriva. Vorrei sommessamente ricordare che in
Sicilia gli aumenti salariali dell’ultimo contratto non sono stati recepiti:
essi equivalgono ai famosi ottanta euro di Renzi. Al Presidente del Consiglio
dico: i lavoratori forestali siciliani rinunciano agli ottanta euro in cambio
delle risorse che consentano al governo regionale di recepire l’aumento
salariale previsto per tutti i lavoratori forestali.
Che cosa accadrà adesso?
Inizia all’Ars la
discussione sulla Finanziaria ter. Spero che le dichiarazioni coraggiose e
opportune dell’Assessore Reale si traducano in un fatto concreto. Attenzione,
però, non si tratta di cancellare solo il comma che riguarda le graduatorie. Deve
essere chiaro che va soppresso subito tutto l’articolo 12 per poi ricominciare
daccapo. Mi pare che di questa esigenza se ne siano resi conto, ormai, tutti.
Anche il Sindacato confederale?
Il sindacato siamo noi
lavoratori, e i lavoratori sono contro l’articolo 12 che li penalizza; rende il
lavoro disagiato, insicuro; pregiudica la serenità di chi deve fare i viali
parafuoco e di chi deve spegnere gli incendi: lavori rischiosi e pericolosi.
All’interno del Sindacato non sono pochi gli iscritti e i delegati che sono
contro l’articolo 12. Potremmo, domani, organizzare una raccolta di firme tra i
lavoratori contro l’articolo 12 e sono convinto che avremmo un plebiscito. Lo
ripeto: la base del sindacalismo confederale è contro l’articolo 12, se ne
tenga conto!
Il Sindacato confederale ha sbagliato, allora?
Il sindacalismo confederale
di oggi è l’erede di Alongi e Placido Rizzotto, ha garantito conquiste sociali
impensabili fino a trent’anni fa. Oggi, per la prima volta, è costretto a
rincorrere da almeno un decennio una serie di emergenze con interlocutori
politici non sempre corretti. Il Sindacato non ha sbagliato, ha inseguito e
affrontato un’emergenza. Ma adesso deve liberarsi dalla logica dell’emergenza,
chiedere la soppressione dell’articolo 12 e ricominciare dall’accordo del 2013:
un nuovo contratto e una nuova legge forestale, magari con due soli
contingenti, come sostieni tu. L’economia interna della Sicilia si regge sui
salari e sugli assegni di disoccupazione dei lavoratori forestali (e vorrei,
tra parentesi, ricordare ai miei amici delle segreterie confederali che anche
le leghe sindacali si reggono su questi proventi, così com’era per le antiche
Società Operaie di fine Ottocento). Il Sindacato, questo, lo deve dire chiaro e
forte alla politica: una forestazione in crisi alimenta la depressione
economica di intere province siciliane.
Oggi il Sindacato
confederale, in alcune province, è guidato da lavoratori forestali che sanno
quello che fanno. Sono convinto che questi segretari-lavoratori non vogliano
sprecare occasioni di lotta e di vittoria sull’articolo 12 sì o no, ma vogliono
battersi per migliorare l’intero comparto e risolvere tutte le problematiche
esistenti: il ritardo nelle paghe (ventisei passaggi, grazie all’articolo 12, compiono
le perizie prima di trasformarsi in lavoro e in salario per i lavoratori), la
questione delle graduatorie, l’ampliamento della superficie boschiva, il
dissesto idrogeologico, la lotta agli incendi, gli arretrati contrattuali, i
nuovi diritti e i nuovi doveri, una concertazione da riscoprire. Tutto questo,
l’articolo 12, l’ha complicato. Pensa che oggi la Ragioneria dell’Assessorato
Agricoltura, intasata da decreti e colpita da mancanza di personale, per
garantire il salario e farlo viaggiare più celermente verso le tasche dei
lavoratori, ha bisogno di una comunicazione scritta del Dirigente Generale
dell’Azienda che spiega che i decreti inviati in Ragioneria sono destinati al
salario… altro che articolo 12! Che cosa accadrà quando, tra qualche mese,
oltre ai LTI si dovranno pagare anche i LTD e ci saranno ritardi di oltre tre
mesi? Anche questa è azione sindacale, ma di emergenza. Basta con le emergenze.
Si sopprima l’articolo 12 e si ragioni in fretta sul nuovo contratto e su di
nuova legge forestale, moderna e competitiva, da riscrivere ampliando il tavolo
a organizzazioni come Legambiente; e soprattutto ai lavoratori che nel bosco ci
lavorano e del bosco vivono, e purtroppo spesso ci muoiono, com’è accaduto a
Franco Pizzuto, morto aspettando il salario, gli arretrati contrattuali, una
graduatoria equa, il rinnovo del Contratto integrativo. Ecco, se ci fermiamo
per un attimo a riflettere su tutto questo, allora sono certo che tutti
insieme: sindacato, lavoratori, dirigenti e assessori, troveremo la strada per
uscire dal tunnel in cui ci ha spinti lo stramaledetto articolo 12.
Condivido e mi complimento con il sindacalista lavoratore, solo un appunto vorrei fare, visto che il sindacato di base ha delle idee molto chiare e sicuramente molto vicine alla realtà e alla necessità effettiva dei lavoratori perchè non riuscite a dare uno scossone a queste segreterie regionali completamente sorde e lontane dalla realtà?.
RispondiEliminaSe veramente vogliamo che questo comparto si risollevi urge un rinnovamento e rivoluzione per primo all'interno del sindacato, come abbiamo visto in questo articolo e anche in altri (in particolare mi riferisco a quando dichiarato più volte dal segretario uila di Catania, Nino Marino) gli uomini di buona volontà e sensibilità ci sono ....e allora che aspettiamo? ....l'irreparabile?