28 ottobre 2017

SETTIMANE SOCIALI. IL PAPA: «LA PRECARIETÀ TOTALE UCCIDE». «SENZA LAVORO NON C’È DIGNITÀ. «ANCHE IL LAVORO PRECARIO È UNA FERITA APERTA PER MOLTI LAVORATORI

«La comunione vinca sulla competizione». Ecco i punti salienti del videomessaggio di papa Francesco alla 48ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si è aperta oggi pomeriggio a Cagliari

 

«La comunione deve vincere sulla competizione». Lo ripete per ben due volte papa Francesco, all’inizio e alla fine della seconda parte del videomessaggio alla 48ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si è aperta oggi pomeriggio a Cagliari. È la parte con i «segni di speranza», che segue la denuncia delle difficoltà. Le parole del Papa sono in stretta continuità con altri due suoi discorsi sul tema: «Senza lavoro non c’è dignità», tenuti a Cagliari nel 2013 e a Genova lo scorso maggio. Questi i passaggi salienti del videomessaggio di oggi. IL TESTO INTEGRALE
 

Non tutti i lavori sono degni

«Senza lavoro non c’è dignità. Ma non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione delle armui, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori».


La precarietà uccide

«Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori (…). Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono».


Il fine: lavoro per tutti

«La dignità del lavoro è la condizione per creare lavoro buono (…). La Chiesa opera per un’economia al servizio della persona, che riduce le disuguaglianze e ha come fine il lavoro per tutti».


Non ignoriamo il grido degli scartati

«Il sistema economico mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e delle tutela dell’ambiente. Ma così è come andare su una bicicletta con la ruota sgonfia: è pericoloso! La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati viene ignorato».
 

Non tutti i beni sono merci

«Competizione: qui c’è la malattia della meritocrazia! È bello vedere che l’innovazione sociale nasce anche dall’incontro e dalle relazioni e che non tutti i beni sono merci: ad esempio la fiducia, la stima, l’amicizia, l’amore».
 

Primo: il bene della persona

«Nulla si anteponga al bene della persona e alla cura della casa comune, spesso deturpata da un modello di sviluppo che ha prodotto un grave debito ecologico. L’innovazione tecnologica va guidata dalla coscienza e dai principi di sussidiarietà e di solidarietà».
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Fonte: www.avvenire.it









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