25 dicembre 2017

SICILIA, ARDIZZONE CONTRO MICCICHÈ: "NO A STIPENDI D'ORO, ARS AUTONOMA DAL SENATO"


Prendono le distanze dal neo-presidente del Parlamento regionale salviniani e Fratelli d'Italia. Perplessità anche in Forza Italia e in Diventerà bellissima
di ANTONIO FRASCHILLA

24 Dicembre 2017 "Non c’è nessun aggancio al Senato obbligatorio, noi abbiamo messo il tetto a 240mila euro legandoci al decreto Renzi, quindi a una norma statale, prima di Palazzo Madama. Non è vero che dobbiamo fare per forza quello che fa il Senato: abbiamo ridotto gli stipendi dei deputati in piena autonomia e tornare al passato sui dipendenti sarebbe vergognoso". Secondo l’ex presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone non regge la tesi del suo successore, Gianfranco Miccichè, il quale ha detto che "dal primo gennaio i tetti agli stipendi dei dipendenti dell’Ars saranno eliminati perché lo stesso accade al Senato e non si può fare altro".

La polemica sugli stipendi d’oro dell’Assemblea, con un consigliere parlamentare che può arrivare a guadagnare più del presidente della Repubblica, oltre 250mila euro, e un commesso con anzianità di vent'anni che sfiora lo stipendio di un primario, continua a tenere banco fuori e dentro Palazzo dei Normanni.


Sicilia, ecco quanto guadagnano i dipendenti dell'Ars (e quanto i colleghi lombardi)




Il primo gennaio scade il tetto di 240mila euro per i ruoli di vertice e di 120mila euro per i commessi parlamentari. Tetto fissato per tre anni dall’Ufficio di presidenza guidato da Ardizzone e poi agganciato al Senato. Per l’ex presidente "non è obbligatorio" l’aggancio al Senato. Ma c’è di più: in ogni caso il “cordone ombelicale” tra Ars e Palazzo Madama è nato con una semplice delibera dell’Ufficio di presidenza negli anni Quaranta. Insomma, il nuovo Ufficio di presidenza può decidere in autonomia di stabilire tetti e compensi dei dipendenti.

Miccichè però è intenzionato a seguire il Senato e al momento il presidente uscente di Palazzo Madama e neo-leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, non ha detto nulla in merito: dal primo gennaio, quindi, scadranno i tetti stipendiali per i dipendenti del Senato e lo stesso avverrà nell’Isola. Ma la tesi di Miccichè inizia a creare più di un malumore anche dentro la sua maggioranza e soprattutto a destra. "Il presidente Miccichè ha l’esperienza per svolgere bene il ruolo di garanzia alla guida dell’Ars, ma sull’ipotesi di ripristino degli stipendi d’oro di dirigenti e consiglieri parlamentari dell’Assemblea regionale la Lega prende le distanze nutrendo molte perplessità", dice il deputato nazionale Alessandro Pagano.

Il capogruppo di Fratelli d'Italia a Sala d’Ercole, Antonio Catalfamo, è netto: "Siamo contrari a un ritorno al passato, ma condividiamo la preoccupazione del presidente sulla precedente gestione: la spending review non deve essere un criterio abusato. Occorre equilibrio". L’opposizione Miccichè l’avrà anche dentro l’Ufficio di presidenza. Non solo dai tre rappresentanti del Movimento 5 stelle: "Dovrà passare sul nostro corpo, non consentiremo aumenti di stipendio", ha detto la capogruppo grillina Valentina Zafarana. Ma anche, ad esempio, dal deputato questore
 di Diventerà bellissima, il movimento di Musumeci, Giorgio Assenza: "Penso si debba introdurre un nuovo tetto, magari superiore a quello precedente — ha detto Assenza — evitando però di tornare a segretari generali con stipendio da oltre 500mila euro". Mugugni rispetto alle posizioni di Miccichè crescono poi dentro Forza Italia: l’ex ministra Stefania Prestigiacomo, parlando con alcuni deputati, ha bocciato l’idea di tornare al passato.
24 Dicembre 2017

Fonte: palermo.repubblica.it




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