10 dicembre 2016

DOPO IL REFERENDUM. PIOGGIA DI SOLDI, VALANGA DI NO. CHE FLOP I MILIARDI DI RENZI


I Patti firmati dal premier nel 2016 dovrebbero portare in Sicilia più di sette miliardi. Ma non sono bastati a strappare un Sì ai siciliani.

di Accursio Sabella
PALERMO - Non sono bastati sette miliardi e mezzo. Tanti sono i soldi che Renzi ha fatto piovere, più o meno virtualmente, sulla Sicilia nei mesi di avvicinamento al referendum. E persino nei giorni appena precedenti al voto. I Patti non sono bastati però e a quella pioggia di soldi ha risposto una pioggia di No. 

È un po' una sorpresa, a pensarci bene. Perché la strategia, molto ben congegnata, sembrava destinata a un successo quasi sicuro. Non si è assistito, per carità, a plateali dichiarazioni come quelle del governatore campano De Luca (anche quelle però non hanno dato i risultati sperati), ma le opere, tante, previste dai Patti per la Sicilia, Palermo, Catania e Messina sembravano accontentare e fare felici un po' tutti. 

Dovevano fare sorgere metropolitane, tram e nuove strade in tutte l'Isola, impianti di depurazione e persino piste per i cani. La fetta più grossa è quella del Patto firmato da Renzi e Crocetta all'ombra della Valle dei Templi. Il Patto per la Sicilia è uno dei tanti “Patti per il Sud” sottoscritti nel Mezzogiorno. Il Piano prevede investimenti per 5,7 miliardi. La fetta più grossa verrà spesa per interventi di natura ambientale (due miliardi e mezzo). In particolare, per quegli interventi che risolvono le procedure di infrazione europea sulle discariche, i problemi di bonifica dei terreni contaminati, il servizio idrico. Tra le somme stanziate ecco 23 milioni di euro per una nuova discarica a Sciacca e 30 milioni per un impianto di compostaggio a Noto. Altri 22 milioni e mezzo serviranno per la rete fognaria di Triscina (nel Trapanese) e 45 milioni per quella di Cefalù. A Misterbianco, nel Catanese, ecco piovere invece 204 milioni per il completamento del depuratore, mentre 26 milioni serviranno per completare l'impianto di Palermo ad Acqua dei Corsari. Una trentina di milioni serviranno poi per mettere a regime la ret idrica agrigentina e il completamento della piattaforma integrata di Trapani. 

Circa due miliardi erano stati previsti per le infrastrutture: un quarto di quella cifra va al territorio di Gela per per il completamento del porto (67 milioni), l'itinerario Nord-Sud Camastra-Gela (121 milioni) e l'asse autostradale Siracusa-Gela (251 milioni già finanziati), oltre ad altri interventi minori. L'investimento più massiccio riguarderà invece la Ragusa-Catania (oltre 800 milioni di euro di investimento). Cento milioni di euro sono poi stati destinati alle aree di crisi di Termini Imerese e, appunto, Gela dove sorgerà anche una “area attrezzata per cani con percorso agility nel quartiere Macchitella” e una piscina coperta da 17 milioni di euro. 

Non sono bastati. Eppure ai miliardi destinati genericamente alla Sicilia, ecco i patti con le città metropolitane. Altri due miliardi circa. Anche questi, però, non sono riusciti a spingere il Sì alla riforma costituzionale. Anzi. Palermo e soprattutto Catania sono state tra le città d'Italia con una più alta percentuale di No. Un flop. 

Nel capoluogo Renzi ha fatto arrivare circa 760 milioni di euro. Lo scorso 2 novembre la Corte dei Conti ha registrato le delibere Cipe: adesso i soldi sono reali e sono pronti per essere spesi. In realtà dei 764 milioni, solo 332 sono stati messi dal governo nazionale, 432 milioni sono invece fondi di varia provenienza (Comune, Agensud, Esco, somme statali, europei ed ex Gescal) oltre a 9 milioni di economie. In questo caso, le infrastrutture sono rappresentate soprattutto dal tram (521 milioni): si avrà il via libera alle linee Balsamo-Croce Rossa, Notarbartolo-Libertà e Calatafimi-Orleans. Previsti, in viale Regione Siciliana, il raddoppio del ponte Corleone (17 milioni), lo svincolo Perpignano e interventi fino in via Belgio (34 milioni), interventi di manutenzione stradale (855 mila euro) e la riattivazione delle torri faro all’altezza degli svincoli (320 mila euro). 

Più o meno la stessa cifra destinata a Palermo è stata prevista per Catania, col Patto sottoscritto il 30 aprile di quest'anno. In questo caso il finanziamento complessivo (740 milioni, appunto), servirà per mettere a punto una serie di interventi che spaziano dal porto e alla metanizzazione del quartiere Cibali, dalla realizzazione della superstrada Catania-Etna al completamento dell’impianto di depurazione passando dalla messa in sicurezza di canali. Tra le opere da realizzare ci sono anche la rifunzionalizzazione della rete museale, il PalaNesima, la zona industriale, il teatro Moncada di Librino, gli orti sociali urbani, svariati interventi di messa in sicurezza per le scuole del valore di undici milioni di euro, il completamento strutture verdi a Librino. 

Meno della metà è stata destinata invece a Messina, col Patto da 332 milioni firmato il 22 ottobre scorso. A un mese e mezzo dal referendum. In questo caso, tra le altre cose, previsto l'intervento sullo svincolo autostradale di Giostra, il porto di Tremestieri, le manutenzioni necessarie per le strade del Consorzio autostrade e per le strade provinciali, 17 milioni solo per quella di collegamento con San Piero Patti. In più la messa in sicurezza dell’acquedotto di Fiumefreddo. Soldi, tanti soldi. Conditi da promesse al momento meno “concrete”: dalla cattura del latitante Matteo Messina Denaro alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Non è servito. Alla pioggia di soldi, un po' a sorpresa, ha risposto una valanga di No.

10 Dicembre 2016
http://livesicilia.it/2016/12/10/pioggia-di-soldi-valanga-di-no-che-flop-i-miliardi-di-renzi_808073/





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