10 agosto 2015

CENTO MILIARDI PER IL SUD: COME E DOVE VERRANNO SPESI



Cento miliardi per il Sud:
come e dove verranno spesi

Cento miliardi per il Sud: <br /> come e dove verranno spesi


Matteo Renzi anticipa il master plan per il Sud. Lo fa a suo modo, snocciolando miliardi, dedicando ogni parola al futuro prossimo delle regioni meridionali. Per processare il passato c’è tempo, per piangersi addosso, invece, non c’è più tempo. Occorre sbracciarsi e fare ciò che si deve, senza indugio. I soldi ci sono, dipende – dice il premier – solo da noi. Occorre utilizzarli pienamente.
Ci sono davvero? Pare proprio di sì: una parte vengono dai fondi in stand by che vengono dai programmi europei 2007/2010 rimasti sulla carte, e la restante parte dai programmi 2014/2016 ancora in nuce. 54 miliardi sono disponibili grazie alla programmazione europea, 45 grazie alla coesione sociale.
Renzi ha annunciato che quella miriade di progettini, gli interventi a pioggia, non hanno più senso, fanno perdere tempo e denaro e non servono a niente. Occorrerà perciò elaborare un piano strategico.
Qualche anticipazione sui criteri di larga massima l’ha fornita: i soldi arriveranno ai “virtuosi”, gli enti che avranno idee, progetti, proposte concrete da mettere in campo. Chi resta dietro, subirà il “disincentivo”.
In prima fila nel piano strategico ci sono la cultura, il turismo e le opere pubbliche. L’obiettivo è rimettere in piedi un contesto che regali opportunità ai lavoratori del Sud. L’occupazione, dunque, è in cima ai pensieri del premier.
Il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, indicò nelle infrastrutture il versante strategico: porti, aeroporti, strade, la ricostruzione della rete di comunicazione che è stata finora una delle palle al piede del Mezzogiorno.
Una visione, tuttavia, che potrebbe far tornare indietro di 60 anni almeno, il Paese. Negli anni Cinquanta la politica del governo nazionale distribuiva al Nord le risorse per rimettere in sesto il triangolo industriale, la locomotiva dello sviluppo, e assegnava al Sud le opere pubbliche.
Negli anni successivi, accadde ciò che era prevedibile. Una volta conclusa la fase degli investimenti in opere pubbliche, il Mezzogiorno fu lasciato in balia di se stesso. Servivano i posti di lavoro e cominciava il grande esodo, l’emigrazione di braccia e cervelli da Sud a Nord. Non bastano, dunque, i soldi per colmare il divario fra le due Italie.
Vedremo quando si comincerà a fare sul serio, facendo ripartire il lavoro nel Mezzogiorno. In tempi ragionevolmente brevi dovremmo sapere come e dove verranno spesi. Priorità, urgenze, gestione delle risorse.









1 commento:

  1. Bravi bella pagnotta e chi se la deve spartire? Certo di sicuro non sono per la stabilizzazione dei forestali.

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