17 aprile 2015

LA SICILIA, LA REGIONE CHE HA UN ESERCITO DI OPERAI IDRAULICO FORESTALI, SCOPRE DI AVERE LE FORESTE ALLO SBANDO, MENTRE LA FRANA CHE HA INTERROTTO L’AUTOSTRADA A19 CHE COLLEGA CATANIA A PALERMO DANNEGGIA L’AGRICOLTURA E LA ZOOTECNIA DELL’ISOLA



Interrotta l'autostrada Palermo- Catania, danni all'agricoltura
Coldiretti Sicilia chiede di proclamare lo stato di emergenza



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Le produzioni orticole per arrivare da Ragusa a Palermo impiegano cinque ore
 Fonte immagine: © beeandbee - Fotolia

La Sicilia, la Regione che ha un esercito di operai idraulico forestali, scopre di avere le foreste allo sbando, mentre la frana che ha interrotto l’autostrada A19 – che collega Catania a Palermo - danneggia l’agricoltura e la zootecnia dell’Isola.
"Per l'agricoltura la chiusura dell'autostrada A19 rappresenta l'ennesima catastrofe". Lo afferma la Coldiretti siciliana riferendosi ai danni che già in questi giorni si stanno verificando a causa della chiusura di un pezzo di autostrada A19 determinata dal cedimento di un pilone nella zona tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli.
"Per raggiungere la parte occidentale dell'isola si devono sostenere maggiori costi di trasporto che si sommano al tempo necessario per raggiungere Palermo dalle strade alternative - sostiene la Coldiretti - Il danno deriva anche dallo stato delle arterie interne dove si susseguono frane e smottamenti e dove i mezzi pesanti non possono transitare". "Per i tir - prosegue l'organizzazione - che trasportano prodotti agricoli l'unica possibilità è l'autostrada Messina-Palermo che per chi, ad esempio, deve partire da Ragusa, significa un viaggio di almeno cinque ore. Vista la gravità della situazione bisogna proclamare lo stato di emergenza". Anche perché ci vorranno almeno tre mesi per avere dall’Anas le bretelle provvisorie, il bypass che consentirà di tornare alla normalità.
“Ciò che è accaduto nei giorni scorsi in Sicilia, sull'autostrada Palermo–Catania è l’ulteriore conferma di quanto sia fondamentale la conoscenza geologica del territorio, sia nella fase propedeutica alla progettazione, sia in quella del monitoraggio successivo all'esecuzione dell'opera, purtroppo assente anche sotto il profilo normativo - dichiara Gian Vito Graziano, geologo siciliano e presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che spiega - in questo caso si tratta di un’opera costruita molti decenni fa, in un periodo in cui l'approccio interdisciplinare era sconosciuto ed in cui la conoscenza geologica era marginale, se non probabilmente mancante”.
L’agricoltura siciliana ha bisogno di protezione: nelle aree interne la tutela del suolo da frane e smottamenti è la condizione di esistenza stessa del settore primario. A vedere le cifre, l’Isola sembra presidiata da un vero e proprio esercito: 17.770 operai idraulico forestali hanno prestato la loro opera in Sicilia nel 2014 e costano alle casse della Regione, insieme alle spese vive per la riforestazione e agli investimenti necessari a mantenere il sistema, ben 240 milioni di euro l'anno. Una cifra da record, che però non basta a frenare il degrado delle aree interne e che la giunta presieduta da Rosario Crocetta vorrebbe tagliare.

A denunciare il degrado dei boschi, e i conseguenti rischi sul fronte idrogeologico era stata nel febbraio scorso Italia Nostra. Il presidente regionale dell’associazione ambientalista Leandro Janni, in una lunga e accorata lettera, rivolta, tra gli altri, all’assessore all’agricoltura della Regione Sicilia, Antonino Caleca, aveva scritto: “Italia Nostra evidenzia da anni l’assenza di piani di gestione forestale per ogni complesso boscato, tra l’altro obbligatori per legge. Inoltre evidenzia l’esecuzione di lavori al di fuori di ogni programmazione. Pertanto, alla luce dei fatti denunciati, si chiede un immediato blocco dei lavori, da parte delle ditte coinvolte, e la rivisitazione dell’intero piano della Forestale regionale relativo all’abbattimento dei boschi demaniali“.
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17 Aprile 2015
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Il documento di Italia Nostra che evidenzia da anni l’assenza di piani di gestione forestale









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