30 novembre 2014

CROCETTA ALLA CONVENTION DI SICILIA DEMOCRATICA FA L'ESEMPIO DEI FORESTALI, I QUALI, ESCLUSI I PRECARI, SAREBBERO MENO DI QUELLI IN SERVIZIO IN LOMBARDIA, CHE SPENDE 400MILIONI IN FORESTALI, MENTRE NOI SPENDIAMO 200MILIONI OGNI ANNO


Crocetta alla convention di Sicilia democratica


"Forza Italia sta scomparendo
Alfano arriva da un centro sociale?"

Il governatore attacca le opposizioni di centrodestra: "Come fanno ad avere quelle posizioni sul caso delle trivellazioni? E dov'erano quando si creavano i debiti nella sanità. Ora servono le riforme, ma l'Ars perde solo tempo con mozioni di tutti i tipi. Sicilia democratica punto fermo della coalizione".


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GIARDINI NAXOS (ME)- Il presidente della Regione Rosario Crocetta lancia una dura controffensiva a Forza Italia e al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano su riforme e trivellazioni. Lo fa dal palco dell'Hilton di Recanati mentre si tiene il battesimo della nuova creatura di Lino Leanza: Sicilia democratica.
Poche battute sulla “campagna stampa nazionale basata su dati falsi e tendente a diffamare la Sicilia”, Crocetta fa l'esempio dei forestali, i quali, esclusi i precari, sarebbero “meno di quelli in servizio in Lombardia, che spende 400milioni in forestali, mentre noi spendiamo 200milioni ogni anno”.
Al suo fianco c'è Lino Leanza che lo ha presentato alla platea forte dei circa 450 amministratori locali presenti, come l'alleato al quale sarà sempre garantità la massima lealtà: “Crocetta sa che non è più solo e questo è il momento dello sviluppo coniugato con la legalità”.
Il Presidente della Regione analizza la situazione economica: “In 7 anni è stato perso il 14% del Pil, l'economia è andata indietro, ma io non voglio rappresentare la Sicilia che piange, ma la Sicilia si ribella, alza la testa, e batte i pugni”.
Punto primo, il disastro economico della Sicilia. Di chi è la colpa? Crocetta si rivolge agli “amici” dell'opposizione: “Quando affrontiamo il tema dei debiti che non dobbiamo pagare dimostriamo di essere una classe politica ipocrita perché dobbiamo vergognarci per quando questi debiti sono stati contratti, cioè nel 2010. I debiti aumentano per il fatto che l'Europa ha messo in mora l'Italia e l'Italia ha messo in mora la Sicilia. Questi debiti non li abbiamo fatti noi, e noi non facciamo il gioco al massacro. Sugli interessi della Sicilia e sul senso di responsabilità non dovremmo avere maggioranza e opposizione, ma un unico gruppo che lavora per il risanamento senza il massacro sociale”.
SPRECHI NELLA SANITA'. Crocetta si concentra sul caso della madre deceduta a Nicosia durante il parto per la mancanza di una sala di rianimazione. “Abbiamo avuto gli sprechi nella sanità -attacca Crocetta- e mentre si sprecava chiudevano gli ospedali. Noi abbiamo iniziato a risparmiare e non chiuderemo più Bronte né gli altri piccoli ospedali. Faremo una sanità d'eccellenza in ogni piccola struttura. Non possiamo più concentrare tutte le cure sanitarie su Palermo e Catania. Ogni piccola comunità manterrà il suo presidio ospedaliero”.
RIFORME. “La riforma sulla burocrazia è ferma in parlamento dal 2013 e nessuno la discute in aula. Gli uffici della Regione devono dare le risposte ai cittadini in 30 giorni e chi sbaglia paga. Non possiamo essere trattati tutti allo stesso modo, dobbiamo premiare i dipendenti che lavorano. Chi è contro lo sviluppo deve essere rimosso”.
Arriva l'ennesima stoccata all'Ars: “Il parlamento siciliano -tuona Crocetta- non si occupa delle leggi, ma delle mozioni di sfiducia, delle quali, due in un anno, sono state fatte nei miei confronti. Serve tutto a perdere tempo, si sono inventati anche la mozione di censura al segretario generale della Regione”. Ecco il primo affondo su Forza Italia, che “non si è accorta che con le posizioni che ha in tutta Italia è scomparsa”.
TRIVELLAZIONI. “Noi non abbiamo autorizzato alcuna trivellazione perché non siamo competenti, è come per il Muos, io non ho competenza. Il Muos abbiamo tentato di bloccarlo, poi l'Istituto superiore della Sanità ha detto che non ci sono problemi per la salute e io come potevo rilasciare un'autorizzazione sanitaria negativa? Per questo caso sono stato attaccato anche da Forza Italia, il partito più filo-americano che c'è in Italia”.
Insiste Crocetta. “Possono due forze moderate come Ncd e Forza Italia cavalcare queste tesi come se fossero giovani provenienti dai centri sociali? Alfano non lo vedo proprio travestito da giovane dei centri sociali. Chi deve trivellare deve avere sede in Sicilia e deve pagare tasse in Sicilia. Saranno favoriti i cantieri navali di Palermo. Il petrolio sarà raffinato in Sicilia, in questo modo io ho difeso 10mila posti di lavoro e portato 500milioni di euro l'anno alla Regione. L'impatto sarà valutato da apposite commissioni e questo si farà in tre mesi, non in 30 anni”.
SICILIA DEMOCRATICA. In chiusura un riferimento a Sicilia Democratica: “E' a tutti gli effetti parte della coalizione di governo. Dobbiamo riprendere il filo del nostro programma di cambiamento della Sicilia e rilanciare la sfida all’opposizione di Forza Italia. Col nostro governo – conclude Crocetta – abbiamo disarticolato il malaffare in tanti settori ma gli ostacoli sono tanti e insieme a voi li supereremo, eliminando sperperi e resistenze che allignano nella burocrazia». «La nostra coalizione, centrata naturalmente sul Partito Democratico, dev’essere guidata dal comune obiettivo della lotta alla mafia”.

IL SEGRETARIO DI SICILIA DEMOCRATICA PRECISA CHE GESTIRE L'AGRICOLTURA NON VUOL DIRE FARE CAMPAGNA ELETTORALE, DOBBIAMO METTERE AL PRIMO POSTO LO SVILUPPO. QUALUNQUE DECISIONE SUI FORESTALI, SUI CONSORZI DI BONIFICA, SARÀ PRESA IN QUESTO SENSO


Il nuovo partito

Leanza carica Sicilia democratica:
"Siamo al 6,7 per cento, alleati del Pd"




di Antonio Condorelli

L'assemblea di Giardini Naxos acclama l'ex vicepresidente della Regione come segretario regionale. Accanto a lui l'ex senatore Nuccio Cusumano. "Entro il 2020 otterremo ventimila posti in agricoltura grazie a una buona gestione dei fondi europei".



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Lino Leanza e Nuccio Cusumano


GIARDINI NAXOS (MESSINA)- "Ventimila posti di lavoro entro il 2020" grazie alla gestione dei fondi europei destinati all'agricoltura e la trasformazione, entro pochi mesi, di Sicilia democratica, in "un partito radicato nel territorio, alleato del Pd, ma in grado di competere con destra e sinistra". Lino Leanza chiude l'assemblea costituente di Sicilia democratica acclamato come nuovo segretario regionale. Ad affiancarlo sarà il senatore Nuccio Cusumano, insieme dovranno creare la struttura del nuovo partito che, assicura Leanza, "avrà un forte radicamento territoriale".
Leanza ha affidato alla platea composta da "oltre 450 amministratori locali", scadenze tassative: entro il 31 marzo, "quando ci saranno elezioni", sottolinea il segretario di Sicilia democratica, bisognerà completare il tesseramento e avviare il congresso che eleggerà i nuovi vertici. "Io sono un segretario a tempo", assicura Leanza pochi minuti dopo l'acclamazione, "ho toccato con mano la voglia di scommettersi, di scendere in campo, abbiamo fatto politica vera, abbiamo costruito un movimento su due punti cardine: lotta all'esclusione sociale e lotta alla disoccupazione".

CROCETTA
Il segretario di Sicilia democratica fa un resoconto dell'attività di governo al fianco di Rosario Crocetta: "Un anno fa avevamo consegnato al presidente della Regione un patto per il lavoro che conteneva tantissimi punti. Alcuni di quei punti hanno trovato riscontro nel Piano giovani, finito come è finito. Noi avevamo indicato in maniera seria cosa doveva essere fatto. Abbiamo capito che dovevamo puntare sull'assessorato all'agricoltura, e dobbiamo riuscire a spendere 7 miliardi di euro dei quali 2,5miliardi sono nei fondi europei. Quest'anno - aggiunge Leanza- rischiamo la perdita secca di 180milioni e un partito che si vuole intestare una battaglia seria deve metterci la faccia e noi lo abbiamo fatto prima con l'avvocato Ezechia Paolo Reale, poi abbiamo indicato l'avvocato Nino Caleca ed entro il 2020 dobbiamo creare 20mila posti di lavoro e aumentare il Pil". Il segretario di Sicilia democratica precisa che "gestire l'agricoltura non vuol dire fare campagna elettorale, dobbiamo mettere al primo posto lo sviluppo. Qualunque decisione sui forestali, sui Consorzi di bonifica, sarà presa in questo senso". Sulle trivellazioni Leanza non ha dubbi: "Se vengono fatte nella sicurezza dell'ambiente, della salute, se c'è la possibilità di creare sviluppo può esserci un 'sì' a condizione che paghino e garantiscano la sicurezza".

SICILIA DEMOCRATICA
"Dopo questa due giorni mi sono reso conto che forse eravamo sulla strada giusta, ci siamo voluti contare e abbiamo deciso di contarci alle elezioni e adesso è chiaro che non ci sono né padrini, né padroni". Il neo partito di Leanza si muove sullo scacchiere della politica guardandosi attorno, ma avendo come alleato "ideale" il Partito democratico. "Nel 1990 avevo votato partito comunista alle provinciali - dice Leanza - alle Europee siamo riusciti a fare diventare il partito democratico prima lista in 118 comuni". Leanza parla delle europee e del successo di Michela Giuffrida. "Abbiamo sconfitto i cuperliani, i crocettiani, i renziani, hanno perso tutti e noi invece abbiamo preso 94mila voti". Un risultato che il segretario di Sd analizza pensando alle elezioni regionali: "Centomila voti in Sicilia rappresentano il 6,7% ecco cosa siamo riusciti a fare".

GLI OBIETTIVI
Leanza accende la platea: "Con questa classe dirigente non possiamo avere sudditanza psicologica. Nei 390 comuni siciliani creeremo un'organizzazione di partito vecchio stampo, con le sezioni, contemporaneamente saremo forti sui social. Ciascuno di noi da oggi è consapevole di aver alle spalle un grande partito. Ognuno di noi deve rivendicare un grande diritto, quello di essere controllati per quello che facciamo, non siamo come gli altri, noi non ci nascondiamo".

LINEA POLITICA
"Noi siamo alleati del Partito Democratico e delle altre forze, altro che stampelle. La Sicilia è determinante, l'apporto di Sicilia democratica può determinare la vittoria o la sconfitta di uno schieramento, ma la verità è che alle elezioni saranno gli altri a schierarsi con noi per farci vincere. Ciascuno di voi si deve candidare a tutto se è bravo, nessuna sudditanza psicologica". Il discorso non cambia a livello locale. "La linea politica è chiarissima -insiste Leanza- se in qualche Comune c'è diversità noi possiamo anche non appoggiare il Partito democratico, rispettiamo l'autonomia dei territori -conclude- che deve essere salvaguardata".


30 Novembre 2014
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RISCHIO IDROGEOLOGICO E INCENDI BOSCHIVI. REGIONE INCAPACE DI GOVERNARE


Rischio idrogeologico e INCENDI BOSCHIVI
Regione incapace di programmare







IGiuseppe Francesco Marinello*
La recrudescenza degli eventi alluvionali, che hanno duramente colpito alcune aree del Paese, ha evidenziato le gravi criticità in cui versa l'intero territorio nazionale e l'esigenza di realizzare un'azione forte di contrasto ai cambiamenti climatici. Anche per la Sicilia si pone purtroppo l'urgente esigenza di aumentare la resilienza del territorio. Constato con preoccupazione e amarezza la negligenza con cui la Regione gestisce le dinamiche di settori strategici per la sicurezza ambientale e l'incolumità delle persone, quali la previsione e la prevenzione del rischio idrogeologico, l'attivazione e l'organizzazione del sistema di allertamento.
I numerosi INCENDI BOSCHIVI della scorsa estate hanno ulteriormente dimostrato l'incapacità di pianificare servizi essenziali per la sicurezza dell'Isola.
Lo scenario è a dir poco allarmante. Da siciliano e da Presidente della Commissione Ambiente del Senato, devo prendere atto dell'inadeguatezza politica e gestionale dell'attuale amministrazione regionale.
Nelle attività di prevenzione e previsione del rischio idrogeologico, vi è l'incapacità di formulare scenari di rischio, fondamentali alla stesura dei piani di protezione civile comunali che sono la base per l'intervento del sistema di protezione civile.

Tale criticità è dovuta a difficoltà di natura tecnica e soprattutto alla mancanza di una chiara strategia d'intervento regionale.
Ciò si ripercuote nell'assenza di piani di protezione civile indispensabili per l'attivazione delle prime azioni di contrasto in caso di eventi calamitosi.
Occorre attivare presidi idrogeologici su scala regionale affidati a geologi professionisti mediante una Convenzione con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile.
Ad oggi risulta invece scaduta la convenzione con il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.
Questo è il livello di attenzione della Regione su questi temi!
Sempre nell'ambito delle attività di protezione civile efficienti, manca l'interazione tra le strutture di protezione civile sul territorio e le strutture competenti in materia di difesa del suolo.
La carenza di comunicazione è dovuta alla mancata condivisione dei quadri informativi, allo scollamento delle rispettive pianificazioni, al mancato aggiornamento dei documenti di pianificazione e programmazione e, in generale, allo scollamento tra la prevenzione strutturale di difesa del suolo e la prevenzione non strutturale affidata alla filiera di protezione civile ed agli enti locali.
Tutto ciò comporta una ridotta efficacia nella riduzione del rischio.
I dati nazionali sulla campagna estiva di prevenzione INCENDI 2014 attestano che la superficie totale percorsa dal fuoco è stata di circa 21.000 ettari, con una riduzione di circa 3.000 ettari rispetto al 2013, con la Sicilia tristemente capofila con il 55 per cento circa del territorio boschivo interessato.
D'altronde basta guardare le colline che circondano la nostra capitale!
A fronte di una stagione, a livello nazionale, non particolarmente grave ed in linea con quella dello scorso anno, la protezione civile ha ricevuto un numero di richieste di supporto aereo maggiore di circa il 70 per cento rispetto al 2013.
Tale incremento è completamente attribuibile alla richieste effettuate dalla Regione siciliana (circa il 70 per cento del totale), che si sono incrementate del 600 per cento rispetto all'anno precedente!
La causa è da rinvenirsi nella riduzione della flotta aerea regionale che da nove velivoli impiegati, nel 2013, è passata a un massimo di due o tre velivoli, a campagna estiva peraltro avanzata, senza un adeguato incremento delle forze di terra, ridotte rispetto allo scorso anno.
È sotto gli occhi di tutti l'incapacità amministrativa e l'inadeguatezza politica del Presidente Crocetta, tutto indaffarato a rabberciare la sua maggioranza in un turnover di designazioni assessoriali che preferisco non commentare per "carità di patria".
Viceversa delicate questioni ambientali quali la ricerca, lo sfruttamento di idrocarburi nelle terre e nei mari di Sicilia vengono affrontate con estrema leggerezza.
È giunto il momento delle scelte: Crocetta ci risparmi proclami e prediche, il tempo è scaduto. I siciliani lo sanno, lo fanno capire: fino a quando avranno la capacità di sopportare?

*Presidente Commissione Ambiente del Senato



29 Novembre 2014



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Nota
Senatore Marinello, parlare meno e agire di più (questo vale per tutti). Lei da Presidente della Commissione Ambiente al Senato potrebbe fare tanto. Non crede?
A Roma camminate a braccetto e a Palermo litigate. 
Da Agrigentino e da Siciliano faccia qualcosa anche per noi, cioè contribuire con tutte le sue capacità alla soluzione del problema. 
Al Parlamento Siciliano, il suo compagno di partito l'On. Vincenzo Vinciullo, durante una riunione a Buccheri (Sr), del 25 Ottobre 2014, ha preso letteralmente per i fondelli i lavoratori presenti in sala, non solo, è stato anche applaudito. Ha mentito sul reale numero dei forestali siciliani, nella conta non ha citato i 7.149 lavoratori dell'antincendio, ha fatto credere alla platea che gli addetti del comparto sono in totale17.720. Falso!
Con documenti ufficiali ho scritto tramite facebook all'On. Vinciullo, dicendogli che aveva (forse) dimenticato di inserire gli Aib, quindi il numero esatto in base alla delibera di giunta del 7 ottobre 2014 è così composto: 17.770 della manutenzione e 7.149 antincendio. Per un totale di 24.919.
Lo sapete come mi rispondeva?  "Lo so che ci sono anche i 7.149, ma non sempre è utile dire tutto"
Gli replicavo in questo modo: "Mi dispiace ma non condivido quello che lei sostiene. Non c'è niente da nascondere perchè lo sanno anche i muri, quindi non c'è nessuna preoccupazione. On. Vinciullo, per risolvere davvero il problema una volta per tutte, bisogna dire sempre la verità. Non siamo interessati ai giochetti della vecchia politica, quindi nel bene o nel male abbiamo il dovere di sapere tutto, solo così possiamo migliorarci".




Presidente Francesco Marinello, ecco come potrebbe aiutarci, ma non si dimentichi di scorporare il servizio antincendio e farlo ritornare al territorio ambiente, sarebbe salutare veramente per tutti, sia per gli aib che per i colleghi della manutenzione.


http://forestaliantincendiosicilia.blogspot.it/










I FORESTALI PER IL DISSESTO IDROGEOLOGICO








 

SCIROCCO, SPENTI VENTI ROGHI NEL PALERMITANO. INTERVENTI IN PERIFERIA E IN PROVINCIA TRA MEZZOJUSO, ALTOFONTE, CASTELBUONO, PRIZZI E CORLEONE


Scirocco, spenti venti roghi nel Palermitano


Interventi in periferia e in provincia tra Mezzojuso, Altofonte, Castelbuono, Prizzi e Corleone



Scirocco, spenti venti roghi nel PalermitanoVigili del fuoco e forestali sono stati impegnati oggi nello spegnimento di venti roghi, alimentati dai venti di scirocco e libeccio provenienti da Sud. Le squadre antincendio sono intervenute a Mezzojuso in contrada Nocilla e ad Altofonte nella zona di via Ferrovia est. Gli incendi anche stavolta non hanno risparmiato il parco delle Madonie con incendi nella zona di Castelbuono. Altri interventi a Prizzi in contrada 11 Ponti, a Compofelice di Fitalia alla periferia del paese, a Corleone in contrada Bittinello, a Monreale in contrada Canneto, a Caccamo in contrada San Rocco e a Carini in via Pilo. Incendi anche nel capoluogo in largo Giuseppe Di Vittorio nella zona di Brancaccio e all'ingresso dell'autostrada Palermo Catania nei pressi dello svincolo Giafar.

29 Novembre 2014
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/11/29/news/scirocco_spenti_venti_roghi_nel_palermitano-101741745/









ANTONIO DE MARINO, OPERAIO FORESTALE CAMPANO, HA AFFERMATO: IN UN PAESE COME L’ITALIA DOVE LA MAGGIOR PARTE DEL TERRITORIO E’ AD ALTO RISCHIO IDROGEOLOGICO ED ALTO RISCHIO INCENDI BOSCHIVI, L’IMPORTANZA E L’UTILITÀ’ DI QUESTO TIPO DI OPERAI E’ UNO STRUMENTO IMPORTANTE, SE NON L’UNICO, PER POTER CONTRASTARE TALI FENOMENI. IL PROBLEMA NON SONO I LAVORATORI FORESTALI MA UNA MIRIADE DI ENTI, CARROZZONI DI UNA POLITICA CLIENTELARE CHE GARANTISCE FUTURO A POLITICI TROMBATI


Agroalimentari in piazza

Camusso: "Il paese si ricostruisce col lavoro"


A Roma, manifestazione nazionale organizzata da Flai Cgil e Uila Uil, “Agroalimentare il lavoro che vogliamo”. La leader Cgil dal palco: "Questa piazza dice al governo che così non va. Che quello che stanno facendo va contro la dignità e i diritti"
di rassegna.it

foto di Simona Caleo/Cgil (immagini di Carlo Ruggiero)
“Noi siamo il mondo del lavoro, quel mondo del lavoro che racconta cosa vuol dire lavorare, cosa vuol dire avere qualità, formazione, diritti, riconoscimenti e libertà per le persone. Questa piazza dice al governo che così non va. Che quello che stanno facendo va contro quest'idea di lavoro, perché vuole renderlo meno libero, meno dignitoso”. Ha esordito così, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil sul palco della manifestazione nazionale organizzata da Flai Cgil e Uila Uil a Roma, “Agroalimentare il lavoro che vogliamo”. L’appuntamento era a Piazza della Repubblica alle ore 12.00, il corteo si è mosso fino a Piazza SS. Apostoli dove si è tenuto il comizio finale di Camusso e di Stefano Mantegazza, Segretario Generale Uila.

“Libertà per il lavoro – ha continuato il leader Cgil – è quello che chiede questa piazza, una piazza in cui ci sono quelli che hanno combattuto i caporali, giorno per giorno, ricostruendo una visibilità in un paese che non li voleva vedere e che li cancellava. Ma noi siamo qui per dire con forza che se non ci fossero stati questi lavoratori e questi sindacati, l'Italia avrebbe ancora la vergogna di non avere una legge sul caporalato. E' perché c'eravamo noi che ci sono tanti processi aperti in questo paese. Allora, se davvero si vuole cambiare verso come dicono, si concluda quella legge. E si dica chiaro e tondo che si devono condannare non solo gli intermediari, ma anche quelle imprese che li utilizzano”.

Inoltre – ha continuato Camusso – in questa Italia in cui la caccia allo straniero sembra essere tornata in voga, vogliamo che si ringraziano quei tanti lavoratori che sono qui, e che hanno combattuto il precariato il caporalato, e che raccolgono ogni giorno il cibo che va sulle nostre tavole”. E poi rivolgendosi direttamente al segretario della Lega Matteo Salvini ha detto: “Lei non mangerebbe se non ci fossero quei lavoratori che fanno le raccolte. Cominci a rispettarli e a chiedere per loro condizioni di vita dignitose”.

“Questa piazza lo sa –
ha affermato poi - che ogni volta che si toglie un diritto a qualcuno non si concede un diritto a qualcun'altro, ma si abbassano le tutele di tutti. Qui ci sono molti che non sanno neanche cosa sia l'articolo 18, che sono stagionali e che dipendono dalla contrattazione. Però tutti sanno che se si tolgono i diritti ad altri anche loro staranno peggio. Perché anche su di loro cadrà l'idea della ricattabilità, del non riconoscimento e della non libertà. In questa piazza, però, c'è quello che può fare la differenza tra un paese che frana e un paese orgoglioso di se stesso che si rimette in sesto. Noi siamo con il paese che si vuole rimettere in sesto. E per farlo bisogna curare giorno per giorno il territorio, non si può solo invocare l'emergenza”.


Infine, ha concluso Camusso rivolgendosi al governo: “L'esecutivo pare sempre spaventato, quando qualcuno cita la storia sembra quasi che evochi dei mostri spaventosi. Senza memoria, però, non c'è futuro e si commettono gli errori già fatti. Come si sta facendo ora, dopo 12 anni, che si ricomincia ad attaccare l'articolo 18. Dopo tutto questo tempo si è però capito che questa guerra non porta da nessuna parte, che non dà nessuna risposta. Quindi si abbia rispetto per la storia. La storia serve a noi per sapere che quando c'è bisogno di salvare un paese, di ricostruirlo, di dargli una prospettiva, c'è bisogno di lavoro. Dobbiamo ricordarlo noi all'Italia, perché nessuno ancora lo fa. Continueremo a farlo anche con lo sciopero generale del 12 dicembre prossimo. Noi non ci rassegniamo: questo paese cambierà.”

Gli interventi dei lavoratori
Prima di Susanna Camusso e Stefano Mantegazza, sul palco sono intervenuti tre lavoratori agroalimentari. Antonio De Marino, operaio forestale campano, ha affermato: “In un paese come l’Italia dove la maggior parte del territorio e’ ad alto rischio idrogeologico ed alto rischio incendi boschivi, l’importanza e l’utilità’ di questo tipo di operai e’ uno strumento importante, se non l’unico, per poter contrastare tali fenomeni . Il problema non sono i lavoratori forestali ma una miriade di enti, carrozzoni di una politica clientelare che garantisce futuro a politici 'trombati'.”
Graziella Manconi, veterinaria sarda, ha invece raccontato l'esperienza dei “lavoratori delle Associazioni che da anni svolgono attività di consulenza, assistenza tecnica, formazione, miglioramento genetico, tutela delle razze autoctone”. E che oggi, “secondo la proposta dell'Aia, rischiano di vedersi demansionati, con orario di lavoro ridotto o peggio di perdere il posto di lavoro. Noi riteniamo che tali interventi costituiscano tagli a quelle risorse umane che mettono in campo, a fianco delle aziende zootecniche, conoscenze, competenze, frutto non solo di anni di studio, di collaborazioni, di ricerca, di continuo aggiornamento, ma anche di esperienza pratica, di conoscenza del territorio, delle sue problematiche e delle sue potenzialità. Il tutto a discapito dello sviluppo del settore”.

In conclusione è intervenuta Paola Tomasetti, delegata dell'azienda Tre Marie di Milano, che ha raccontato come il settore dell’agroindustria possa “essere di rilancio e sviluppo per l’intero paese, a patto di eliminare il lavoro nero, il caporalato e tutte le forme di sfruttamento”. “Non è tollerabile – ha detto - che nel 2014 si riparli, mettendola in discussione, della videosorveglianza nei luoghi di lavoro. Vogliono farci passare dai caporali in carne e ossa a quelli digitali. Cercano di fregarci dando una veste moderna a un concetto antico e odioso. Ecco perché dobbiamo continuare a lottare, non solo per mantenere i nostri diritti, ma anche per farci ascoltare da chi non vuole sentire le ragioni sociali. Ecco perché al governo Renzi dobbiamo dire: noi non ci arrendiamo, la mobilitazione continua. Ci rivediamo il 12 dicembre”.


29 Novembre 2014
http://www.rassegna.it/articoli/2014/11/29/116890/camusso-il-paese-si-ricostruisce-col-lavoro










IL PRESIDENTE DELL'ARS ARDIZZONE: I FORESTALI SONO TRENTAMILA, SECONDO I SOLONI DELL’INFORMAZIONE, MA È FALSO, CI SONO FORESTALI CHE GUADAGNANO APPENA SETTEMILA EURO L’ANNO, PERCHÉ IL NUMERO DELLE GIORNATE DI LAVORO SONO POCHE, NON BASTANO PER SOPRAVVIVERE



Ardizzone e Crocetta autonomisti sfegatati






Ardizzone e Crocetta <br /> autonomisti sfegatati“È un massacro, giorno dopo giorno un linciaggio della Sicilia da parte della grande stampa nazionale”. Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha difeso da “avvocato” scrupoloso e appassionato, lo Statuto, l’autonomia e la Regione siciliana, davanti ad una platea di studenti di Giurisprudenza a Palermo. Invitato a tirare di spada con Rosario Crocetta da “Nuova Realtà Giovanile”, ha messo sul banco degli imputati tutti i nemici della Sicilia, cercando di smontare, uno dopo l’altra, le accuse e gli addebiti che alla Regione vengono fatti dall’informazione nazionale con la complicità dei fogli regionali. Invece che un match sanguigno, è stata perciò una partita a briscola fra amici di vecchia data, che si misurano con il due di coppe e l’asso di bastone, raccontandosi com’è dura la vita.
Ardizzone ha fatto il suo mestiere – l’avvocato – mentre Rosario Crocetta si è rifugiato nella storia dell’Isola e nelle sue pagine di gloria, passata e recente. Giuseppe Verde, direttore del dipartimento, avrebbe dovuto fare da arbitro, ma ha dovuto trovarsi un ruolo diverso, perché non c’è stato duello, ma uno scambio di assist. Meglio così? Chi lo sa.
Cominciamo da Ardizzone. La Sicilia subisce colpe che non ha. Alcuni esempi? I forestali. Sono trentamila, secondo i soloni dell’informazione, ma è falso, ci sono forestali che guadagnano appena settemila euro l’anno, perché il numero delle giornate di lavoro sono poche, non bastano per sopravvivere. E le trivelle? Si fa un gran parlare di trivelle che uccidono l’ambiente. Ma i permessi di perforazione a mare sono di competenza dello Stato, e per quelle a terra, la Regione dà un parere consultivo, del quale lo Stato può benissimo fare a meno. E il gettito fiscale? Una ingiustizia: le grandi aziende producono in Sicilia e pagano, magari, in Lombardia o in Emilia. La Regione ha avuto più poteri e meno risorse.
L’Assemblea regionale? Maltrattata giorno dopo giorno. La più spendacciona? No, è morigerata, spende meno dei consigli regionali. Il suo bilancio è appesantito dal fondo pensione, che altrove non esiste, perché i vitalizi sono affidati agli istituti di previdenza. Quindi i calcoli sono tutti sbagliati.
Una campagna di denigrazione, ecco quel che sta accadendo secondo Ardizzone. La riprova? In Lombardia si svolge un referendum consultivo per il quale la Regione spende trenta milioni di euro. I lombardi sono invitati a rispondere ad un quesito: ti piace lo stato speciale? Vuoi che la Lombardia divenga una regione autonoma? Roba da passi, chiosa il presidente dell’Ars. Che cosa volete che rispondano, visto che viene suggerito con un secondo quesito che, in subordine, basta che arrivino in Lombardia le risorse che spettano oggi al Friuli. Che cosa sarebbe accaduto se la Sicilia avesse proposto un referendum consultivo del tipo: ti piace ancora l’autonomia siciliana, spendendo trenta milioni? Saremmo stati passati per le armi, linciati, un finimondo. E invece nemmeno un rigo sulle testate importanti.
E Rosario Crocetta? “L’autonomia non è negoziabile, né riconsiderabile”, ha esordito. Un outing autonomista di grande pregio. “Uso il termine nazione quando parlo della Sicilia per una ragione semplice: la Sicilia ha una sua storia, una sua lingua, una sua diversità”. Il governatore si sente italiano fino al midollo, ma anche siciliano, orgogliosamente siciliano. L’autonomia è una identità, non una serie di norme. È una condizione dello spirito, non una scelta politica e solo politica. Sono state perpetrate molte nefandezze verso l’Isola, ed anche tanti torti. La Corte costituzionale non ha fatto solo il suo mestiere, tanto per fare un esempio, ma ha cambiato le norme costituzionali e le leggi. Come nel caso dell’Alta Corte, abolendola senza averne il potere. Ed è per questa ragione che la Sicilia è rimasta sotto tutela per decenni. Il Commissario dello Stato invece che il garante dello Statuto speciale, si è trasformato nel censore del Parlamento regionale. La revisione dello Statuto? Sarebbe utile, sostiene Crocetta, “ma temo che ne approfittino per peggiorarlo”.
Unico argomento di dissenso fra Ardizzone e Crocetta, alla fine, il Commissario dello Stato. La sua abolizione non è stata applaudita dal presidente dell’Ars. Non è però il caso di piangerci sopra, era stato dimezzato quando, quattordici anni or sono, gli è stato tolto il potere di censurare l’attività del governo nazionale, facendone un arbitro a senso unico, che può punire solo una delle parti. Il governatore, al contrario, condivide la rimozione, visto che perseguiva soltanto i provvedimenti dell’Assemblea.
28 Novembre 2014

http://www.siciliainformazioni.com/136886/ardizzone-e-crocetta-autonomisti-sicilia-nazione-e-fisco-casalingo





Presidente Ardizzone, è possibile in Sicilia una volta tanto passare dalle parole hai fatti?

 
 











NUOVI MOVIMENTI. LEANZA: NOI, ALLEATI AFFIDABILI DEL PD. PER LA SICILIA SERVE UN PATTO SUL LAVORO




NUOVI MOVIMENTI

Leanza: «Noi, alleati affidabili del Pd. Per la Sicilia serve un patto sul lavoro»

di
A Giardini Naxos l'assemblea costituente per «Sicilia Democratica»
Lino Leanza, Sicilia, Politica

Nel nome, un destino. O meglio, una collocazione. «Sicilia Democratica», la formazione nata all’Ars dalla scissione di «Articolo 4», vuol stare al fianco del Pd di Matteo Renzi. Non ne fa mistero Lino Leanza, da ieri impegnato a Giardini-Naxos nella due giorni di assemblea costituente della sua nuova creatura politica. Che l’ex assessore regionale, deputato a Sala d’Ercole, chiama «movimento-partito». Con il Pd, solo un’alleanza elettorale?
«No, anche programmatica. E, comunque, un’alleanza vera e seria fondata sulla pari dignità e sull’affidabilità. Noi siamo vicini al Pd proprio perché sinora, già a partire dalle ultime Europee (in cui Leanza e Articolo 4 sostennero con successo la candidatura di Michela Giuffrida, ndr), i nostri interlocutori in quel partito si sono dimostrati estremamente affidabili. Parlo di Lorenzo Guerini, Davide Faraone, Fausto Raciti».
Il gigante e la bambina, almeno stando ai rapporti di forza...
«L’elefante e il topolino. L’esperienza, però, dimostra che i topolini sono spesso determinanti ai fini dei successi elettorali. Sempre nel centrosinistra, peraltro, noi ormai da tempo lavoriamo alla costruzione di un’altra area che va dall’Udc al Megafono. Non è per nulla casuale che a Gianpiero D’Alia, Totò Cardinale e Beppe Lumia abbiamo chiesto di essere presenti alla nostra assemblea».

L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

30 Novembre 2014
http://gds.it/2014/11/30/leanza-noi-alleati-affidabili-del-pd-per-la-sicilia-serve-un-patto-sul-lavoro_271216/


Ma chi vi crede più?


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MANCANO QUATTRO MILIARDI PER FARE IL BILANCIO. ALLA REGIONE I DIPENDENTI SONO TROPPI, EPPURE VANNO AVANTI ANCORA LE ASSUNZIONI. E QUESTO SENZA CONSIDERARE I FORESTALI E GLI ALTRI PRECARI



L'ANALISI

Alla Regione i dipendenti sono troppi, eppure vanno avanti ancora le assunzioni

di


regione sicilia, Sicilia, Economia



Mancano quattro miliardi per fare il bilancio
Le entrate e le uscite regionali da anni ormai non sono più di importo eguale come impone la legge. Non si tratta di una temporanea crisi di liquidità ma piuttosto del fatto che ci sono meno soldi e tuttavia si continua a spendere come se niente fosse cambiato. Eppure è venuto meno circa il 35% della copertura per le spese correnti. La conseguenza è che, a leggi vigenti, mancano più di quattro miliardi per "fare" il bilancio.
Giornale di Sicilia, 1 novembre 2014
Spesso manca il personale
La Regione Siciliana conta 17.538 dipendenti; a questi bisogna aggiungere un contingente di 2.565 unità che l'Amministrazione indica quale personale "ad altro titolo utilizzato". In tutto si tratta di 20.103 dipendenti. Questo personale costa 956 milioni di euro. Troppe volte però si lamenta la mancanza di personale.
Corte dei Conti, luglio 2014
L'Isola dei record
Più di un quarto (28%) dei dipendenti regionali di tutta Italia sono in Sicilia. Più di un terzo (36%) dei dirigenti regionali di tutta Italia sono in Sicilia. E questo senza considerare i forestali, i precari degli enti locali, la formazione, le società controllate dalla Regione ed in generale tutto l'altro personale a stipendio regionale. In Sicilia c'è un dirigente ogni 8 dipendenti, mentre nelle altre regioni speciali il rapporto è di 1 a 19.
Corte dei Conti, luglio 2014
La piramide al contrario
In tutte le strutture pubbliche e private la distribuzione del personale dovrebbe vedere prevalere alla base i numeri più alti ed al vertice i numeri più bassi; non è così alla Regione Siciliana dove nei primi tre livelli (dirigenti generali, dirigenti e funzionari) si concentrano 6.681 persone pari al 40% del totale.
Regione Siciliana, 24 ottobre 2014
Sono troppi ma si continua ad assumere
Nel corso del 2013 sono stati 196 i dipendenti regionali che hanno lasciato il servizio. In particolare 61 sono andati via per limiti di età, 76 per dimissioni con diritto a pensione, 1 per assegnazione ad altra amministrazione e 58 per altri motivi non specificati. Quelli assunti sono stati invece 224, di cui uno per concorso, uno per chiamata numerica categorie protette ed 222 per "altre cause" non meglio specificate; e la chiamano trasparenza.
Regione Siciliana, 24 ottobre 2014
ALTRE NOTIZIE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

30 Novembre 2014
http://gds.it/2014/11/30/alla-regione-i-dipendenti-sono-troppi-eppure-si-continua-ad-assumere_271206/






NUOVI ORIENTAMENTI PER GLI AIUTI DI STATO NEL SETTORE AGRICOLO E FORESTALE E NELLE ZONE RURALI 2014-2020 ESEMPLIFICATI NELL'ACRONIMO



Gli "aiuti di Stato" arrivano da Bruxelles


Unione Europea: nuove regole su Ogm, via libera ad Aber e Gl e sono già pronte le modifiche ai fondi Pac


Con il passaggio da Ue15 a Ue28, la superficie agricola utilizzabile è aumentata di 145 milioni di ettari con un aumento del 19% della produzione per un totale di 355,8 miliardi di euro. Il Paese europeo che più contribuisce alla produzione agricola è la Francia, seguita da Germania, Italia e Spagna


 


Agricoltura, silvicoltura e aree rurali hanno nuovi "aiuti di Stato" grazie all'impegno della Commissione europea che ne ha definiti di nuovi, aggiornando i termini e rivedendo i parametri. In questo modo gli Stati sapranno in che modo potranno sostenere i propri settori nell'ambito dell'iniziativa della Commissione Sam (State Aid Modernisation) per la crescita e la competitività nell'Ue adottando nello specifico un nuovo regolamento di esenzione per categoria agricola (Agricultural Block Exemption Regulation-Aber) e nuovi orientamenti per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali 2014-2020 esemplificati nell'acronimo "GL".
Grazie ad Aber sarà possibile concedere categorie particolari di aiuti di Stato ai settori agricoli e forestali e nelle aree rurali, senza previa notifica alla Commissione, mentre attraverso il GL si potranno fissare criteri generali che saranno utilizzati dalla Commissione nella valutazione della conformità di un aiuto rispetto al mercato interno. Con entrambe le norme sarà quindi possibile sostenere la promozione della crescita sostenibile intelligente e inclusiva, incoraggiando misure di aiuto più efficaci e concentrando i controlli della Commissione sui casi con il maggiore impatto sulla concorrenza. «Queste nuove regole - dice il commissario per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale DacianCiolos - dovrebbero migliorare l'efficienza in materia di aiuti di Stato, accelerando le procedure di approvazione e riducendo la burocrazia per le autorità pubbliche che si occupano di aiuti di Stato nel settore agricolo. Tali miglioramenti dovrebbero quindi consentire ai potenziali beneficiari di sfruttare gli aiuti degli stati più in fretta». Un'altra importante norma che arriva da Bruxelles è quella che riguarda gli OGM. La Commissione ambiente dell'Europarlamento infatti, da dato il via libera alla nuova normativa che prevede la possibilità per i 28 Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati sul proprio territorio anche se autorizzata a livello Ue. La novità rispetto al testo iniziale è l'inserimento, nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale".
Il nuovo testo della normativa che dà la possibilità ai singoli Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati sul proprio territorio e proposto dalla relatrice belga, FrédériqueRies. Il criterio "ambientale" aggiunto dalla commissione del Parlamento europeo tra quelli che possono essere invocati per applicare uno stop nazionale agli Ogm, si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e pianificazione urbana già contemplati dalla norma. Marco Contiero, direttore per le politiche agricole di Greenpeace Ue, ha colto con entusiasmo l'avvio di questa norma. «I parlamentari europei - dice Contiero - hanno radicalmente migliorato il testo precdente che era stato fortemente influenzato dalla linea pro Ogm del governo britannico. Mi voglio complimentare con gli eurodeputati perché, finalmente assicurano ai cittadini europei un agricoltura e un ambiente privi di Ogm». Le istituzioni comunitarie hanno mostrato quindi, particolare attenzione al settore agricolo in quanto svolge un ruolo chiave nell'attività economico produttiva dell'Unione europea. L'agricoltura favorisce, la coesione sociale e territoriale svolgendo un compito determinante nell'assicurare la sopravvivenza delle campagne, luoghi di vita, lavoro e svago. Per questa sua importanza globale, l'Unione europea ha definito un modello europeo che trova la sua ragione di essere nell'eterogeneità e multifunzionalità della superficie agricola utilizzabile che attualmente è del 47% del territorio dei 28 stati aderenti all'Unione Europea. Con il passaggio da Ue15 a Ue28, la superficie agricola utilizzabile è aumentata di 145 milioni di ettari con un aumento del 19% della produzione per un totale di 355,8 miliardi di euro. Il paese europeo che più contribuisce alla produzione agricola è la Francia, seguita da Germania, Italia e Spagna. L'attività agricola europea è disciplinata dalla Politica agricola comune (Pac): un pacchetto normativo in continua evoluzione perché periodicamente viene adattato al contesto e alle sfide che pone l'economia. La Pac ruota attorno a due pilastri finanziari: il primo prevede meccanismi di sostegno ai mercati e aiuti diretti alle imprese finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e il secondo è finalizzato all'applicazione delle misure di sviluppo rurale attraverso un cofinanziamento a carico del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Questi aiuti disaccoppiati sono diventati, in realtà, un pagamento fisso e unico affinché vi sia stabilità dei redditi del comparto agricolo.
F. m.

29 Novembre 2014







29 novembre 2014

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA UIL CARMELO BARBAGALLO: CONTRATTO DEI FORESTALI E UNA POLITICA DI FORESTAZIONE CHE POTREBBE SALVARE DAI DISASTRI IDROGEOLOGICI. SPENDIAMO 8,5 MILARDI PER RECUPERARE QUANDO BASTEREBBERO 4 MILIARDI DI PREVENZIONE A METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO E DARE LAVORO AI FORESTALI



Corteo a Roma dei lavoratori del settore agroalimentare di Cgil e Uil contro le politiche economiche del governo
  

Il Segretario Generale della Uil Carmelo Barbagallo: Continueremo la lotta fino a quando avremo le risposte su contratto dei forestali e su una politica di forestazione che potrebbe salvare dai disastri idrogeologici. Spendiamo 8,5 milardi per recuperare quando basterebbero 4 miliardi di prevenzione a mettere in sicurezza il territorio e dare lavoro ai forestali.


http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-df285a7c-63e8-41f3-8687-a077d64d2af9-tg3.html#p=
Sposta il cursore al minuto 11:40


 
Uila Uil Catania:









AZIONE LEGALE PER FARSI RICONOSCERE L'APPARTENENZA AL CONTINGENTE SUPERIORE. AVVISO IMPORTANTE PER I RICORRENTI MADONITI



Ricevo e pubblico


Azione legale per farsi riconoscere l'appartenenza al contingente superiore



Avviso importante per i ricorrenti Madoniti


Martedì 2 dicembre a Gangi, alle ore 15:30 presso lo studio dell'Avvocato Panatteri, gli interessati al ricorso si riuniranno per consegnare la documentazione necessaria. Quindi, bisogna mettersi d'accordo con il proprio punto di riferimento o direttamente con lo studio legale.




Ecco di cosa si tratta:

Graduatoria antincendio. Occhi ben aperti perchè i nodi verranno al pettine. Le sentenze devono valere per tutti

101nisti Antincendio Isnello. Azione legale per farsi riconoscere l'apparteneza al contingente superiore

Colpo di scena. Sensazionale scoperta, ad Enna qualche anno fa, quando un centunista dell'antincendio transitava nel contingente di 151 giornate dell'azienda foreste, veniva sempre avvisato, nelle altre province tutto questo non avveniva. Perchè?

Ecco come contattare lo studio legale che si e' occupato della questione dei lavoratori forestali della provincia di Enna








LA MOBILITAZIONE AGROALIMENTARE: IL LAVORO CHE VOGLIAMO. I LAVORATORI FORESTALI POTREBBERO ESSERE UNA GRANDE RISORSA, IN PARTE LO SONO E LA FLAI LI HA DEFINITI SENZA RETORICA "SENTINELLE DEL TERRITORIO"



La mobilitazione


Agroalimentare: il lavoro che vogliamo


Flai e Uila in piazza sabato 29 novembre. Prima dello sciopero generale, appuntamento alla manifestazione nazionale di Roma. Tutti i temi della categoria al centro della piattaforma DI ALESSANDRA VALENTINI


di Alessandra Valentini

 (immagini di Emanuele Di Nicola)
La mobilitazione continua. Prosegue a novembre e dicembre un autunno/inverno di mobilitazione per il sindacato e tutto il mondo del lavoro. La Cgil e tutte le sue categorie sono state protagoniste di un grande momento di partecipazione che ha visto in primo piano le istanze dei giovani, dei lavoratori, degli studenti e dei precari, tutti insieme rappresentati nella straordinaria piazza del 25 ottobre a Roma. Non era un appuntamento facile, con l’attacco al lavoro ed ai suo valori portato avanti da un governo guidato da un Premier di centro sinistra, ma il 25 ottobre è stata l’occasione per il sindacato di far capire quale fosse realmente la posta in gioco e come i provvedimenti contenuti nel Jobs Act – oltre a portare un attacco ai diritti e alle tutele, e quindi alla libertà dei lavoratori tutti – non affrontino i reali problema del Paese.

La crisi, con il tasso di disoccupazione che supera il 12%, non viene fronteggiata con politiche di sviluppo industriale con interventi strutturali anche pubblici, ma si seguita a intervenire sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, con il proliferare di una precarizzazione selvaggia, che ha frammentato il mondo del lavoro e ha abbassato tutele, diritti e retribuzioni, con tanto di attacco allo Statuto dei lavoratori. Il Jobs Act, con le lievi modifiche apportate, non cambia – come ha evidenziato il segretario generale della Cgil – la sua natura e le iniziative della Cgil per contrastarlo. E le iniziative, come già era stato annunciato, non sono mancate e non mancano: il 25 ottobre è stato l’inizio, un bell’inizio per un lavoro che si riprende la scena, un lavoro regolare, dignitoso portatore di diritti e dignità e non un lavoro servile. Per questa idea di lavoro la Cgil ha proclamato lo sciopero generale per il prossimo 12 dicembre.

Flai e Uila in piazza il 29 novembre.
Prima dello sciopero generale, ad animare due mesi di mobilitazione, anche la Flai Cgil, insieme alla Uila Uil, dà appuntamento il 29 novembre per una manifestazione nazionale a Roma, con corteo da piazza della Repubblica a piazza SS. Apostoli, dove si terrà il comizio finale. Ovviamente al centro della piattaforma i temi della categoria quali: la richiesta di trasformazione in legge delle proposte per la riforma del mercato del lavoro agricolo fondata su trasparenza, legalità rispetto dei diritti e dei contratti per contrastare lavoro nero e caporalato; una politica di interventi per una forestazione produttiva e sostenibile che possa essere strumento di efficace gestione del dissesto idrogeologico; l’applicazione del Testo Unico 81 su salute e sicurezza ai lavoratori della pesca.


Oltre a queste priorità, la piattaforma entra nel merito anche dei provvedimenti contenuti nel Jobs Act, come ha spiegato Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil, nell’illustrare i motivi della manifestazione del 29 novembre. “Ci sono provvedimenti che potrebbero avere un effetto deflagrante per la nostra categoria: penso all’estensione dei limiti per l’utilizzo dei voucher in tutti i settori, dall’agricoltura all’industria, destrutturando il sistema contrattuale e creando lavoratori di serie A e di serie B. Il tema del demansionamento è anch’esso di una gravità estrema, toccando l’aspetto salariale e di inquadramento professionale”. Anche sull’articolo 18 la Flai dice no alle modifiche per i nuovi assunti con contratto a tutele crescenti. Altro elemento di forte preoccupazione è la riforma degli ammortizzatori, che ne riduce risorse e capacità di intervento. “Cosa copriranno i nuovi ammortizzatori sociali? Come gestiremo le crisi? Ad oggi le risorse mancano sia dalla legge delega sul lavoro sia dalla legge di stabilità”.

Il 29 la Flai Cgil sarà in piazza per dire quale dovrebbe essere “il lavoro che vogliamo nell’agroalimentare”, sicuramente un lavoro con più contrattazione, più diritti, più tutele. Ma la Flai sarà in piazza anche per riportare nella giusta considerazione la vertenza dei lavoratori forestali (64.000), oggetto in questi mesi di attacchi ingiustificati, dettati da superficialità ed ignoranza. In alcune regioni – come in Campania – ci sono lavoratori che non ricevono lo stipendio anche da 20 mesi e per questi lavoratori si chiedono soluzioni strutturali. Siamo in un Paese con oltre 6.600 comuni a rischio idrogeologico, la cronaca ogni giorno racconta un dramma che si consuma dal Piemonte alla Sicilia: distruzione, vittime, evacuazioni, interi paesi in allerta permanente anziché in prevenzione e manutenzione permanente. I lavoratori forestali potrebbero essere una grande risorsa, in parte lo sono e la Flai li ha definiti senza retorica “sentinelle del territorio”.

Ma manca una vera governance, una programmazione relativa alle necessità del territorio e quindi la capacità/volontà di utilizzare quelle risorse in grado di conservare e proteggere un territorio, rendendolo fonte di salute e guadagno anziché di disastri ed emergenze. Dopo il 29 novembre sarà la volta dello sciopero generale del 12 dicembre ed anche in questa occasione la Flai sarà in prima fila “per rimettere al centro – afferma Stefania Crogi – le politiche e il valore del lavoro e rendere sempre di più il sindacato protagonista delle proposte messe in campo per far ripartire l’occupazione, anche attraverso un settore come l’agroalimentare che può essere volano di sviluppo per l’intera economia”.


28 Novembre 2014
http://www.rassegna.it/articoli/2014/11/28/116855/agroalimentare-il-lavoro-che-vogliamo




Nota
Lo abbiamo sempre detto che siamo una grande risorsa e ci sentiamo le vere sentinelle del territorio.




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