29 settembre 2014

LA REGIONE SICILIANA IL PATTO DI STABILITÀ E LA GUERRA SOCIALE “A SCIARRA E' PA CUTRA!”



Ricevo e pubblico


LA REGIONE SICILIANA
IL PATTO DI STABILITÀ E LA GUERRA SOCIALE
“a sciarra è pa cutra!”




Un presidente di qualunque regione o ente, di destra o di sinistra, ridotto a promettere in un comunicato stampa che presto saranno liquidati gli stipendi dei dipendenti di ruolo e non di ruolo, è il simbolo dell’impotenza politica di fronte alla macchina da guerra finanziaria del patto di stabilità.
Oggi, in questo nostro tempo infame, non è più il “padrone”, il latifondismo mafioso, il datore di lavoro arrogante ed egoista a schiacciare i diritti sociali dei lavoratori, i contratti collettivi e integrativi, i giusti salari ma è sua maestà il Patto di Stabilità. Non viviamo in una repubblica, in una democrazia, in una regione autonoma; viviamo in una monarchia, in una dittatura, in una regione colonizzata: il Patto di stabilità è il monarca assoluto del regno, è il duce del nuovo regime, è l’imperatore delle colonie. E noi non siamo più i cittadini lavoratori tutelati dalla Costituzione e dalle leggi contrattuali ma siamo i sudditi lavoratori di questo nuovo re, duce e imperatore che si chiama Patto di stabilità, che mortifica la Costituzione e annulla i diritti contrattuali.
Tutto è deciso dal Patto di stabilità. Il potere dei dirigenti regionali, dei governi, degli assessori, dei dirigenti degli Uffici Azienda e degli Ispettorati è sottoposto al Patto di stabilità. E questo dittatore finanziario ha i suoi uffici e la sua casta nei ministeri e negli assessorati dell’Economia.
La questione sociale e salariale, dunque, è gestita dal Patto di stabilità. Hai voglia di fare incontri politici e sindacali con direttori e assessori; non contano più nulla perché “a cutra” la detiene il patto di stabilità. E per la “cutra” si combatte in questo momento un’autentica guerra sociale.
Leggete su questo blog cosa stanno facendo i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil dei dipendenti regionali: si sono riuniti a Catania per chiedere una riqualificazione di tutto il personale di ruolo della regione siciliana, che significa: vogliamo più soldi! Anche l’esercito dei precari Pip, Lsu, stabilizzati vari, si muove e combatte per ottenere soldi, più soldi e diritti, più diritti. Guardate i lavoratori della Formazione: da oltre un anno combattono una guerra per ottenere salari e lavoro. Persino i super dirigenti generali stanno organizzando un proprio sindacato per rivendicare il diritto al super stipendio garantito da leggi ingiuste. Anche i pensionati di lusso si muovono per rendere intoccabili i loro privilegi. E ciascuna di queste categorie è in lotta con l’altra per avere più “cutra”. Anche noi lavoratori forestali siamo in lotta per rivendicare i nostri diritti sociali e salariali garantiti da leggi e contratti in vigore ma non avremo mai la solidarietà delle altre categorie perché ognuno, in guerra, pensa per sé. Mi è capitato di sentirmi rinfacciare, da dipendenti di ruolo che hanno uno stipendio triplo del mio salario, che gli operai hanno ore in più di straordinario rispetto a periti, ispettori e direttori di lavoro: paragoni dettati dalla logica animalesca dell’istinto di sopravvivenza.
Ora, mi chiedo e chiedo, dobbiamo forse noi, proprio noi operai forestali, continuare ad essere gentili e cortesi come don Chisciotte mentre gli altri combattono una guerra senza regole per difendere privilegi e ottenerne ancor di più?
Credo sia giunto il tempo, per noi, di essere sgarbati come e più degli altri, egoisti come e più degli altri, lupi come e più degli altri per ottenere il nostro pezzo di “cutra” che tutti gli altri ci vogliono togliere del tutto. E dobbiamo essere un branco unito che attacca come i lupi famelici le prede. Non più gregge al pascolo ma branco alla ricerca del cibo. Dobbiamo vincere la nostra buona morale e diventare uniti e cattivi. Anche i nostri sindacati di categoria devono diventare cattivi e mettersi in testa che noi non possiamo restare neutralisti di fronte alla guerra sociale che si combatte per la “cutra”. I nostri sindacati devono convincersi che dobbiamo essere interventisti e intervenire in questa guerra sociale con tutte le nostre armi e con il maggior egoismo possibile per avere anche noi la nostra parte di “cutra”. La nostra morale deve essere “il fine giustifica i mezzi”. Anche i nostri sindacati devono battersi contro il vero nemico che è il Patto di stabilità e noi lavoratori forestali dobbiamo essere riconosciuti a pieno titolo da sua maestà il Patto di stabilità.
Noi abbiamo un vantaggio, in questa guerra sociale: siamo venticinquemila. Siamo, cioè, la categoria più numerosa fra quelle in guerra. Siamo molti di più dei dipendenti regionali di ruolo, dei super dirigenti e dei super pensionati, dell’esercito dei precari e di quello, ormai sconfitto, della formazione. Il sindacato deve unirci e scagliarci come una massa d’urto invincibile contro il Patto di stabilità. Il quale, per continuare a restare nella sella del potere, è forte coi deboli e debole coi forti. Se saremo forti avremo la nostra “cutra”, viceversa faremo la fine dei lavoratori della formazione: tutti, settantottisti, centunisti, centocinquantunisti e Lti e a quel punto chiuderanno le leghe, morirà il sindacalismo agricolo e forestale.
Che fare, dunque? C’è un solo modo, penso, di combattere questa guerra sociale: mostrare e far agire i muscoli! Come?
In questo momento la casta del Patto di stabilità sta scrivendo il nuovo bilancio e la nuova finanziaria per l’anno nuovo nelle segrete stanze dell’assessorato all’Economia. Bisogna assediare quelle stanze mentre si occupano contemporaneamente tutte le piazze delle città e dei paesi siciliani. Vogliamo vedere i nostri segretari regionali dentro quelle stanze a battersi per la nostra “cutra”. Dobbiamo agire prima che venga impostato il bilancio e la finanziaria e non dopo, quando tutto è già scritto e gli altri hanno già ottenuto ciò che vogliono: tabelle H, finanziamenti, avanzamenti di carriera, risorse finanziarie per stipendi e indennità.
Dico alle segreterie regionali di Flai, Fai e Uila: organizziamo un giro regionale di assemblee per mobilitare i lavoratori alla guerra sociale, per spiegare che l’obbiettivo è avere il giusto finanziamento della categoria in bilancio, che l’ostacolo non è il capo dell’Azienda, il direttore del dipartimento, l’assessore alle risorse agricole, il presidente della regione, i gruppi parlamentari, ma il Patto di stabilità. E che prima di tutto viene appunto questo: fare nostro un pezzo del Patto di stabilità, ossia un pezzo di “cutra”. E poco importa se per ottenere la nostra “cutra” ne resterà meno ai dipendenti regionali, ai deputati, ai pensionati d’oro, ai super manager, alla tabella H, ai precari; poco importa perché siamo in guerra e non vogliamo assolutamente togliere il disturbo anzi vogliamo disturbare, rompere le scatole e anche le uova nel paniere di chi già ne ha troppe. La guerra non aspetta i vincitori e umilia i vinti.
Signori segretari regionali volete essere i rappresentanti di una categoria di vinti o di una categoria di vincitori? Allora cambiamo la tattica della mobilitazione e la strategia della battaglia. L’assessore Agnello deve scrivere fin d’adesso nel suo bravo compitino sul patto di stabilità i soldi necessari ai lavoratori e al lavoro forestali. La categoria, segretari regionali in testa, deve costringerlo a fare ciò che va fatto.
A sciarra è pa cutra!

 Michelangelo Ingrassia
Componente dell'Esecutivo Territoriale
 della Uila-Uil Palermo








2 commenti:

  1. Sono del tutto d'accordo. Anche perchè i politici, i dirigenti, ecc. fin'ora hanno avuto, ed hanno ancora, porzioni maggiori di "cutra", lasciando tutti gli altri all'agghiaccio.

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  2. Michele scusami,ma se passa e va avanti l'abrogazione dell'articolo 18,che problemi potremmo avere noi forestali? Non potrebbe essere una cosa a nostro vantaggio? scusate la mia scarsa conoscenza in materia...Santo Canonico

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