29 marzo 2014

VEDO PADRI DI FAMIGLIA DEL SERVIZIO ANTINCENDIO SFIDARE IL FUOCO E POI SENTIRSI DIRE CHE SONO LORO AD APPICCARLO



«Sull'Etna con il magone»

Erano i primi giorni di marzo, giorni di cui tengo il ricordo di quel lontano '76 quando ragazzini salivamo sull'Etna per quella sperata sciata, quel giorno faceva freddo, molto freddo, troppo freddo per dei ragazzi senza l'abbigliamento tecnico di oggi, uno non ce la fece, partimmo in quattro e restammo in tre. Ogni anno in questa mesta ricorrenza, da allora, mi reco sull'Etna dedicando una sciata al mio amico. Quest'anno, come ogni anno, mi accingo alla rituale sciata, scelgo come partenza il Rifugio Citelli, arrivo, prendo la camera, ceno con i gestori, mi organizzo mentalmente per la partenza dell'indomani, mafa caldo, troppo caldo per marzo, giungono sciatori portando notizie nefaste sullo stato della neve, andare a sciare domani è impresa impossibile, vado a dormire pensando cosa fare l'indomani. La mattina mi sveglio, scendo giù, esco e guardo quello spettacolo che solo la nostra montagna può darci, Alzo gli occhi verso la montagna e mi fermo a guardare, guardo e mi sembra di scorgere un volto di una anziana signora, con i capelli argentati, e con due grandi occhi marroni da cui scorgono dei rivoli, sembrano lacrime, perché piange, mi chiesi, mi fermo, e prima di pensare a quel che stavo a fare, mi ritrovo sul sentiero di Serracozzo, salgo e continuo a salire fino ad arrivare a quel pianolo dove c'erano quegli occhi, due rocce che nulla hanno da condividere con la lava, ma il chiaro segno che il creatore può porre ciò che vuole dove vuole. Mi siedo su quelle rocce e guardo giù, inizio a vedere quello che l'anziana signora lacrimante vede. Vedo centinai di giovani, con tante speranze, bloccati da leggi che non gli permettono di fare il loro lavoro, vedo una giovane mamma con dei figli, dipendente della forestale, salire sul tetto di un edificio per rivendicare il suo salario, vedo uno "stagno" in cui annaspano i precari del più importante istituto di vulcanologia al mondo, vedo nelle celle delle fondazioni del "villaggio dell'edera" di Nicolosi, il monastero di San Nicola, eccelsi professionisti bloccati da una miope politica, vedo una giovane Don Chisciotte combattere contro i mulini a vento innalzati con i tenaci mattoni della fornace burocratica italiana. Sto seduto e guardo giù, inizio ad osservare meglio e vedo cose che tanti non vedono. Vedo padri di famiglia, del servizio antincendio, sfidare il fuoco, e poi sentirsi dire che sono loro ad appiccarlo, vedo le poche guardie forestali non sapere dove andare, avendo territori immensi, vedo dirigenti regionali parlarsi ma non capirsi, vedere, ma no guardare, sentire, ma non ascoltare. Vedo orde di turisti deportati, ignari di dove stanno andando, nelle mani di avidi mercenari del turismo, vedo l'avidità di pochi a scapito del benessere di tanti, vedo un metro di terreno del Parco, e mi accorgo che è di sette enti diversi, e che ognuno ne rivendica la proprietà.
Vedo tanto, troppo, rimango seduto sulle "rocce di Dio" e…. piango anche io.
Lettera firmata


28 Marzo 2014




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