16 gennaio 2013

CONTRO CENERE E FANGO


Ricevo e pubblico



  Lettera inviata al Pres.Crocetta e agli On.li Cancelleri e Trizzino


AI COLLEGHI A.I.B.



 Contro cenere e fango

Anni vissuti pericolosamente. Da Genova a Taranto l’Italia è stata scossa e decisa in tutti i sensi da una crisi da cui si può guarire o morire. Ci muoviamo su una superfice lesionata e devastata da terremoti ambientali ed economici da cui bisogna per forza riprendersi.Aria,acqua e suolo sono intossicati a causa di una trasformazione che ha per effetto un aumento del degrado, a detrimento di ogni essere vivente. E’ ora di rompere il paradigma della crescita illimitata in contraddizione con le leggi della natura che non offre nulla a costo zero. Economia ed ecologia sono la stessa cosa. Sapere quanto rende o quanto costa un territorio tutelato piuttosto che dissestato o depauperato sono aspetti dello stesso problema.
La Repubblica garantisce il diritto del cittadino alla vita,al lavoro e al progresso civile.Il cittadino è l’utente finale,per ciò tutti i processi che creano valore per quest’ultimo saranno privilegiati in quanto primo legittimo fruitore rispetto alle finalità perseguite da tutti gli enti. La Regione siciliana ha il fine di salvaguardare il territorio,di valorizzare le risorse ambientali e migliorare la qualità della vita della popolazione.Spetta alla politica decidere l’uso corretto dei mezzi e degli strumenti disponibili per il raggiungimento di tale fine,che è il Bene comune,in maniera quanto più possibile sostenibile e dunque utile per le generazioni future. Il patrimonio forestale ha un valore incommensurabile,per le sue esternalità di funzioni  godibili dalla collettività, da gestire come soggetto da questa ,anche nel caso in cui le spese superino le entrate e non come oggetto, che è l’obiettivo del privato.
Chi scrive è un lavoratore forestale, addetto all’antincendio,al quale come a tutti,è stato precluso il diritto agli adeguamenti contrattuali per far fronte ad un incremento dello stanziamento mirato all’aumento delle giornate lavorative delle tre fasce, previsto nell’accordo del 14 maggio 2009. Tutti,più o meno, hanno beneficiato di quell’accordo, tranne i circa 900  operai 151isti,che dovrebbero essere utilizzati per l’espletamento di attività di prevenzione,oltre che di repressione degli incendi. E non in virtù di un accordo bensì della l.14/06 e della l.353/2000. Per il comparto antincendio, pare che”non ci sia possibilità di incremento di giornate lavorative e che gli stessi”  in questo caso i 151isti “dovrebbero essere impiegati in altre attività”. Non si può fare “mera manutenzione”a maggio e prevenzione antincendio ad ottobre, fuori dal bosco,con lavori di pulizia e scerbatura, degradando ancor più il soprassuolo e venendo meno, allo stesso tempo,a quella formazione scaturita dall’esperienza maturata negli anni e da cui non può derivarne una dequalificazione e una mortificazione professionale. Ma s’è fatta economia e l’opinione pubblica è contenta grazie ad accordi interassessoriali e con i  Comuni e perche no,anche alla sponsorizzazione e benedizione dei 151isti antincendio.E pensare che il Comune di Bolzano incentiva e concede una maggior cubatura degli edifici in funzione della presenza di copertura a verde degli stessi, con i vantaggi economici e ambientali che ne conseguono. Insomma un’altra idea di gestione delle acque meteoriche e di impermeabilizzazione del suolo.


Occorre riconvertire tutte le risorse, soprattutto umane, che non dovranno essere un costo ma una dote,un bene,in ambiti che non abbiano criteri di vantaggio immediato,imponendo una disciplina che limiti ed eviti sprechi e devastazioni per una crescita qualitativa e non solo quantitativa. Ora mentre il territorio è dissestato da alluvioni,smottamenti e da incendi causati dal progresso incontrollato e dall’incuria del suolo,assistiamo nel contempo, a licenziamenti, perdita di posti di lavoro,ad aumento di disoccupazione. Noi forestali, malgrado tutto ciò, giustamente, comprensibilmente e anche ingenuamente invochiamo più giornate lavorative  e auspichiamo  ad un lavoro più stabile. Il 2012 è stato un anno con un considerevole numero di incendi,che in Sicilia ha fatto il paio col numero dei tanti forestali. A mio parere non si è tenuto conto delle differenze o affinità fitoclimatiche, dell’uso del suolo, dei comportamenti sociali e non ci si è basati sulla pericolosità,sulla gravità e sull’impatto d’attesa delle diverse realtà.Il problema è stato affrontato senza cognizione di causa, semplificandolo comodamente ma scorrettamente ed è stato risolto in modo bizzarro,con lavori in economia di pubblica utilità con finalità diverse dalla nostra mansione e che mette in evidenza una carenza di carattere progettuale.

Fino a prova contraria,noi forniamo un servizio,oltre che pubblico,essenziale,perciò garantito anche in senso economico.E’un investimento in quanto siamo soggetti impiegati in attività di produzione per la conservazione di uno stock naturale,perché possa essere disponibile sempre e  trasferito come un Bene nel tempo.Cifre, dati, statistiche e soluzione inverosimili che non hanno fornito indicazioni appropriate ma piuttosto è ora che si giudichi,si decida e si scelga. Bisogna mettere sul tavolo delle decisioni, politiche di cambiamento attraverso le risorse comunitarie e attivando efficacemente i mezzi che propongono e promuovono una saggia gestione,pianificazione e aggiornamento professionale.
Occorre riconvertire tutte le risorse, soprattutto umane, che non dovranno essere un costo ma una dote,un bene,in ambiti che non abbiano criteri di vantaggio immediato,imponendo una disciplina che limiti ed eviti sprechi e devastazioni per una crescita qualitativa e non solo quantitativa.Ora mentre il territorio è dissestato da alluvioni, smottamenti e da incendi causati dal progresso incontrollato e dall’incuria del suolo,assistiamo nel contempo,a licenziamenti,perdita di posti di lavoro,ad aumento di disoccupazione. Noi forestali, malgrado tutto ciò,giustamente, comprensibilmente e anche ingenuamente invochiamo più giornate lavorative  e auspichiamo  ad un lavoro più stabile.Il 2012 è stato un anno con un considerevole numero di incendi,che in Sicilia ha fatto il paio col numero dei tanti forestali. A mio parere non si è tenuto conto delle differenze o affinità fitoclimatiche, dell’uso del suolo, dei comportamenti sociali e non ci si è basati sulla pericolosità,sulla gravità e sull’impatto d’attesa delle diverse realtà.Il problema è stato affrontato senza cognizione di causa, semplificandolo comodamente ma scorrettamente ed è stato risolto in modo bizzarro, con lavori in economia di pubblica utilità con finalità diverse dalla nostra mansione e che mette in evidenza una carenza di carattere progettuale.
Fino a prova contraria,noi forniamo un servizio,oltre che pubblico, essenziale,perciò garantito anche in senso economico. E’un investimento in quanto siamo soggetti impiegati in attività di produzione per la conservazione di uno stock naturale,perché possa essere disponibile sempre e  trasferito come un Bene nel tempo. Cifre, dati,statistiche e soluzione inverosimili che non hanno fornito indicazioni appropriate ma piuttosto è ora che si giudichi, si decida e si scelga.Bisogna mettere sul tavolo delle decisioni, politiche di cambiamento attraverso le risorse comunitarie e attivando efficacemente i mezzi che propongono e promuovono una saggia gestione, pianificazione e aggiornamento professionale.
Da diversi anni il problema degli incendi boschivi fa parte dell’agenda politica europea in cui gli sforzi sono concentrati sulla formazione, la sensibilizzazione e la prevenzione. E’previsto un cambiamento climatico che ipotizza un innalzamento della temperatura,che è un fattore predisponente e non la causa che è invece determinata,direttamente o indirettamente, dall’uomo; situazioni di cambiamento dell’uso del suolo,  interconnesso con aree abitative,  rappresentano un problema che non è più credibile affrontare solo con l’emergenza, specialmente con un ritmo di ritorno delle annate orribili sempre più frequente. Le condizioni socio-economiche ed ambientali aumentano il rischio derivante dall’uso tradizionale del fuoco, perciò è necessario ridurre i danni e massimizzare i benefici, che è il paradosso del fuoco, con tecniche che integrano l’uso del fuoco tecnico e  regolano l’uso tradizionale.La portata del problema degli incendi insieme con le diversità di situazioni riguardo all’uso del fuoco suggeriscono di prendere ogni iniziativa per una impostazione che sia più attenta alla prevenzione e al recupero delle aree danneggiate. Con la gestione integrata del fuoco si possono legare tutte gli anelli della catena anti-incendio,implementando interventi appropriati e applicabili per mezzo di stategie ed azioni mirate agli obiettivi finalizzati alla valutazione dei rischi e riduzione dei pericoli degli incendi e al ripristino delle aree danneggiate post-evento,non tralasciando lo sviluppo del potenziale umano. Di tali strumenti l’Amministrazione regionale non difetta, come non difetta di personale antincendio. Per cui porre l’attenzione ad una migliore organizzazione del personale perché possa essere avvantaggiato, devolvendo loro attività con profili temporali più ampi,rispetto alle condizioni occupazionali attuali, è possibile. Le attuali esigenze hanno bisogno di  un livello professionale più adeguato,suscettibile di miglioramento. Il personale dovrà essere impiegato in base al proprio bagaglio professionale acquisito e che dovrà ancora acquisire, attraverso percorsi formativi, ognuno con le proprie vocazioni, attitudini e capacità,individuando e rivisitando i vari profili professionali corrispondenti alle diverse esigenze.I compiti dell’operatore saranno diversificati, più specializzati in senso orizzontale e verticale col vantaggio di un ampliamento della visione del lavoro, della conoscenza dell’intero processo lavorativo,svolgendo compiti non frazionati ma completi sino al raggiungimento dei risultati. Ciò comporterà una maggiore   partecipazione e valorizzazione di competenza e di controllo. Questa mansione arricchita darà una maggiore responsabilità, maggiori motivazione, soddisfazioni,significatività dei compiti  da cui potrà scaturire solo una buona  prestazione, che darà maggior valore al servizio offerto all’utente il quale di conseguenza darà, a sua volta,maggior credito all’operatore.

Sarebbe interessante includere la possibilità di ottenere finanziamenti per la progettazione e la realizzazione di corsi formativi, peraltro previsti, diretti agli operatori deputati alla filiera anti-incendio: per attività di informazione col fine di educare e sensibilizzare l’opinione pubblica; conoscenza di strumenti di tecnologia GIS e GPS per le informazioni richieste nell’aria bruciata e trasmessi attraverso dati o raccolti tramite le schede AIB-FN per la verifica delle immagini satellitari;perimetrazione delle aree percorse dal fuoco per la valutazione dei danni.Sarebbe utile qualche base minima di informazioni  dei  metodi per  monitorare gli incendi  secondo la sua origine e per la localizzazione delle aree più a rischio e soprattutto  per la conoscenza delle motivazioni che sono la causa delle azioni antropiche dannose;selvicoltura preventiva,specie nelle aree di interfaccia urbano-foresta, interventi selvicolturali per facilitare la lotta attiva,ripristino delle aree bruciate e tutte le attività necessarie per l’ uso del fuoco allo scopo di gestione del territorio.Primo tra tutti il fuoco prescritto, che sebbene non sia regolamentato dalla normativa italiana, era già noto al legislatore nel progetto della Legge Quadro. Comunque appare nei piani AIB( la Sicilia lo ha introdotto nell’ultimo aggiornamento) ai fini preventivi in aree protette. Ciò vuol dire che non è una tecnica traumatica ma utile per conseguire specifici obiettivi gestionali del territorio,a prescindere da quello della formazione del personale AIB già da tempo raggiunto. Sono convinto che facendo appello alla volontà,si possa scongiurare l’insidia della cenere e del fango.

Distinti Saluti

RIZZA ALDO
  RAGUSA 15.01.2013

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