12 giugno 2012

MA QUALE STABILIZZAZIONE?

(ricevo e pubblico)




Ma… quale stabilizzazione!?

Nonostante le tante leggi imposte dallo Stato, i continui controlli e le violente repressioni poliziesche e della magistratura, le troppe tasse da pagare, l’inefficienza politica e burocratica, il devastato settore del welfare, e tanto altro ancora, quasi tutta la classe lavoratrice, purtroppo, sarebbe ben disposta ad accettare qualsiasi forma di dittatura in cambio di:

1.       Un lavoro fisso con la certezza di prendere ogni 27 del mese lo stipendio;
2.       una casa di proprietà arredata e confortevole;
3.       un’automobile;
4.       i soldi per dare la possibilità ai propri figli di studiare, da spendere ai grandi magazzini e per qualche piccolo vizietto (sigarette, scommesse varie, videopoker, ecc.);
5.       un mese di vacanze;
6.       la pay-tv per vedere film e sport.

Ma perché invece non incominciamo a chiederci come mai, in tutta la storia
dell’umanità, queste elementari conquiste sociali non ci sono mai state concesse?

Semplicemente perché il Potere così non avrebbe più nessuna influenza
e nessun dominio su di noi, la classe subalterna, gli schiavi salariati.
Non potrebbe più tenere il suo lurido piede sulla nostra testa,
pronto a schiacciarla quando più gli fa comodo.

A tal proposito, con l’auspicio di un’immediata sommossa popolare in nome della liberazione dal dominio dell’uomo sull’uomo, qui propongo due frammenti a dir poco illuminanti.

O’Brien: Come fa un uomo a esercitare il potere su un altro uomo?
Winston: Facendolo soffrire.
O’Brien: Bravo, facendolo soffrire. Non è sufficiente che ci obbedisca. Se non soffre, come facciamo a essere certi che non obbedisca alla nostra volontà ma alla sua? Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione. Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che più ci parrà opportuna.

“1984” - Geoge Orwell, 1949

Agosti: Non pensa, caro Busi, che i suoi operai renderebbero di più lavorando mezza giornata invece che otto ore? Meno errori, meno incidenti, meno infiacchimento dei ritmi, maggiore entusiasmo produttivo?
Busi - industriale del tondino, proprietario di un’immensa acciaieria a Brescia: Sicuramente, ma non sarebbero più operai!
Agosti: Cioè, sarebbero degli esseri umani?
Busi: Con tutto ciò che ne consegue.

“Il genocidio invisibile” - Silvano Agosti, 2007



Francesco Di Clemente - operaio forestale 78ista

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